Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Girano video in cui la polizia picchia chi esce»
BANGALORE In India come a Venezia, i problemi delle mamme con i figli a casa sono sempre gli stessi. «Dalle 8 alle 15.30 sono impegnata con i compiti e le videolezioni. La sera arrivo distrutta, il più piccolo in particolare ha deciso che è in vacanza». Ride Caterina Tavera, mentre racconta le sue giornate con il marito in smart working e i tre figli di 6, 8 e 11 anni a casa. La coppia veneziana da tre anni vive a Bangalore, capitale dello stato indiano meridionale di Karnataka. «La chiusura totale qui è scattata il 25 marzo – spiega Caterina – ci siamo resi conto che molti supermercati non erano preparati a gestire le numerosissime ordinazioni per le consegne a domicilio». Questo è il periodo più caldo dell’anno, le ore centrali possono arrivare a 35 gradi. «Non ci sono molti casi di coronavirus rispetto ad altri paesi e noi stiamo bene, ma chi vive fuori fa fatica a trovare da mangiare, anche l’acqua». La famiglia vive in un residence con all’interno un piccolo market, ma tutto il personale ora è in isolamento. «La maggior parte della popolazione è analfabeta e non hanno conti correnti in cui è possibile versare soldi, noi stiamo cercando un modo di poter fare arrivare gli stipendi alle persone che ci aiutano in casa». Una cosa introvabile è la carne. «Gran parte della popolazione è vegetariana e ora tutte le macellerie sono chiuse». C’è paura ad uscire. «Dovrebbe esser possibile uscire per la spesa – dice la veneziana - ma circolano video, finti o reali che siano, che mostrano agenti che picchiano le persone in motorino o trovate in giro per strada, e fanno passare la voglia di provarci». (g.pra.)