Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Da ottobre a oggi pochi verbali e molte deroghe
Smog, la linea resta morbida appena un centinaio di multe
VENEZIA Sono circa un centinaio le multe per la violazione dei blocchi anti-smog elevate da ottobre nei capoluoghi del Veneto. «Poche, ma del resto le proroghe sono tante, arrivano a 35», spiegano i vigili. E tutto ciò nonostante nella nostra regione sia scattata l’allerta arancione, per i picchi di polveri sottili.
«Non vogliamo certo fare cassa — replica Mario Conte, presidente di Anci Veneto — dobbiamo conciliare il rispetto per l’ambiente con quello per le necessità della gente».
VENEZIA Non piove da due settimane, le temperature sono scese sotto lo zero, imponendo il potenziamento del riscaldamento nelle case, negli uffici e nei pubblici esercizi, e così le polveri sottili sono andate alle stelle, avvolgendo il Veneto nello stato di allerta «arancione». Significa che nei capoluoghi, ad eccezione di Belluno e Verona, e a San Bonifacio, Este, Cittadella e Legnago, l’Arpav ha rilevato lo sforamento per oltre 5 giorni consecutivi del limite di legge di 50 microgrammi per metro cubo d’aria fissato per il Pm10. E quindi almeno fino al nuovo bollettino dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto, previsto per domani, in centro storico e nei quartieri della prima cintura urbana dei Comuni sopra i 30 mila abitanti vanno bloccati dalle 8.30 alle 18.30 i veicoli a benzina Euro 0 ed Euro 1, quelli diesel da Euro 0 ad Euro 4, i mezzi commerciali diesel da Euro 0 a Euro 3, i ciclomotori Euro 0. Vietati anche caminetti e stufe.
Misure ripartite tra ieri e oggi, dopo la pausa natalizia, ma già in vigore da metà ottobre scorso. Applicarle però è dura, come testimoniano le poche multe elevate negli ultimi tre mesi. Appena 4 a Treviso (2 da ottobre a metà dicembre e altre 2 ieri), 32 a Vicenza (dal 14 ottobre al 16 dicembre), 29 a Padova (24 dal primo novembre al 15 dicembre scorsi e 5 ieri), meno di una decina a Venezia e altrettante a Verona. Eppure anche ieri le centraline dell’Arpav hanno registrato valori preoccupanti: il picco l’ha raggiunto Venezia, con 126 microgrammi di Pm10 per metro cubo d’aria. Seguono Padova con 123, Treviso con 122, Vicenza con 87 e Rovigo con 71. Sempre fuori dalla mischia Verona, che in una delle due centraline tocca quota 25, dato addirittura migliore del 33 di Belluno, la città italiana «verde» per eccellenza. «Ci ha salvati il vento di tramontana dal Nord, che ha spazzato via anche l’inquinamento prodotto da fuochi di Capodanno e roghi della Befana — spiega Luigi Altamura, comandante della polizia locale scaligera —. Da oggi però (ieri, ndr) abbiamo incrementato i controlli al traffico, benché elevare le sanzioni previste ai trasgressori del blocco non sia così semplice. Ci sono troppe deroghe, fino a 35».
In effetti viene demandata ai sindaci la facoltà di concedere esenzioni a determinate categorie di popolazione, oltre naturalmente a quelle «standard» rilasciate a forze dell’ordine, mezzi di soccorso, disabili, strutture sanitarie. Per esempio a Treviso e a Vicenza possono circolare conducenti che abbiano compiuto il settantesimo anno di età e residenti in aree sprovviste di mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro(ci vuole però una dichiarazione del datore di lavoro); Rovigo non ferma i veicoli di sacerdoti e ministri di culto di qualsiasi confessione in giro per le funzioni del proprio ministero; a Verona vige il permesso di transito lungo il percorso casa-scuola per il trasporto di bambini e ragazzi limitatamente alla mezz’ora prima dell’inizio e della fine delle lezioni. «Le proroghe servono a non rendere la vita difficile ai residenti che hanno problemi di salute, sono anziani, non hanno a disposizione i mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro o devono portare i figli a scuola — ragiona Mario Conte (Lega), sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto —. Bisogna conciliare l’obbligo del rispetto per l’ambiente e quindi per la salute pubblica con le necessità primarie della gente. Ecco perché i nostri vigili danno poche multe. E in ogni caso un concetto dev’essere chiaro: i Comuni non approfittano dei blocchi al traffico per fare cassa, ma li impongono per migliorare la qualità dell’aria, a beneficio di tutti».
Il problema è che, nonostante l’«Accordo di bacino padano» tra Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia e ministero dell’Ambiente e le sollecitazioni della Regione a coordinarsi, i Comuni sotto i 30 mila abitanti, non costretti ad applicare i provvedimenti citati, non collaborano. «Se i Comuni dell’hinterland non aderiscono, vanificano anche gli sforzi dei capoluoghi — conferma Conte — l’aria è la stessa». «Siamo la regione con l’aria più avvelenata d’Italia — ricorda il M5S a Palazzo Ferro Fini — eppure si lascia che le imprese inquinino, si costruiscono autostrade, si cementifica. In votazione di bilancio, abbiamo proposto lo stanziamento di 100 milioni di euro per azioni di risanamento ambientale, ma ci è stato risposto che erano troppi». Gli ex grillini di Treviso suggeriscono di sostituire i Panevin con giochi di luce, mentre Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd e vicepresidente della commissione Ambiente, attacca: «Mentre vengono rilevati picchi di Pm10, a Treviso 9 volte superiori ai limiti consentiti, il governatore Luca Zaia si diverte ad accendere quattro falò dell’Epifania, tra cui quello di Arcade, con i suoi 10 metri il più alto d’Italia». «Non mi risulta che i Panevin siano la fonte di tutti i mali legati alle polveri sottili — replica Zaia — abbinarci le polemiche sullo smog sta diventando un rituale».