Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Da giugno Venezia potrà alzare il Mose «Saremo pronti»
L’acqua alta Resta da chiarire a chi spetta la scelta finale Cabina di regia e piano per le emergenze
VENEZIA Sei mesi per alzare il Mose. Al termine delle riunioni di ieri che hanno coinvolto sindaco, prefetto, commissari e Provveditore alle acque, Venezia sa che da giugno potrà alzare il Mosenelle grandi emergenze. Non è ancora chiaro a chi spetti la decisione finale, ovvero chi debba premere il pulsante.
VENEZIA «Tra sei mesi saremo in grado di sollevare le paratoie del Mose in caso di emergenza». Fuori, con i giornalisti, la bocca è cucita: «E’ stato un incontro molto utile, in questo tavolo potremmo scambiare opinioni e scontrarci, trovando sempre una soluzione più proficua per la città e dando certezze ai cittadini», si limita a dire. Ma dentro la sala della Prefettura di Venezia, al primo incontro della «cabina di regia» sulle dighe mobili, è arrivata la promessa del commissario «sblocca cantieri» Elisabetta Spitz, incalzata dal sindaco Luigi Brugnaro: «Vogliamo una data», ha ripetuto più volte il sindaco e l’architetto, nominata un mese fa, ha confermato l’obiettivo a cui tutti puntano dopo la disastrosa «acqua granda» del 12 novembre, con la marea record a 187 centimetri: non doversi ritrovare in autunno a contare ancora centinaia di milioni di euro di danni alla città.
Quel giorno il Mose non si poteva alzare, perché gli impianti non sono ancora terminati, c’è un solo compressore per bocca, non ci sono i generatori di emergenza, mancano le squadre operative. La notte del 23 dicembre si è arrivati a un passo dal sollevamento della sola schiera di Lido-Treporti, su input di Spitz e del provveditore alle opere pubbliche in pectore Cinzia Zincone, salvo poi tornare indietro perché si è capito che sarebbero stati più i rischi che i benefici di una chiusura parziale. Ora però le due donne che hanno in mano i destini del Mose hanno chiesto ai tre commissari del Consorzio Venezia Nuova – Giuseppe Fiengo, Francesco Ossola e Vincenzo Nunziata – di accelerare il passo e di redigere un nuovo cronoprogramma relativo proprio all’uso delle dighe in situazioni di emergenza.
I tempi sono stretti e il prefetto Vittorio Zappalorto ha preannunciato un nuovo incontro tra una decina di giorni per questo tavolo chiesto proprio da Brugnaro per poter essere informato sullo stato di evoluzione dei cantieri del Mose: ieri erano presenti tutti gli enti che si occupano di dighe e laguna, ma il prefetto ha già detto che i prossimi incontri saranno a «geometria variabile», a seconda dei temi. E faceva sorridere che mentre dentro si parlava di acque alte eccezionali, fuori c’era una bassa marea a meno 40 centimetri, con le gondole in secca nei canali.
Già secondo il cronoprogramma attuale, a metà di quest’anno gli impianti dovrebbero essere quasi tutti terminati: ecco perché i sei mesi sono una data verosimile, visto che il piano era eseguire dei test in condizioni di alta marea e maltempo già dal prossimo autunno. Ma servono condizioni di sicurezza specifiche per consentire anche di anticipare le chiusure per eventi estremi.
Per esempio servono dei generatori di emergenza, da portare a bordo di chiatte. Servono quattro squadre, una per schiera, mentre ora ce n’è una sola. Servono i sub, i vigili del fuoco, agenti di tutte le
forze dell’ordine nel caso in cui qualcosa vada storto. E soprattutto serve capire chi sarà a «premere il bottone». Su questo la procedura non è ancora chiara. Spitz ha infatti spiegato che da parte sua ci può essere al Cvn solo un «invito» alla chiusura. D’altra parte l’atto di nomina la incarica di finire i lavori e gestire l’avviamento, non l’emergenza. C’è chi dice che l’input dovrebbe allora arrivare dal prefetto, chi dalla Protezione civile. E proprio su questo bisognerà confrontarsi. Zincone ha precisato che non ci sarà una «soglia automatica» per il sollevamento. «Sarà valutato per ogni evento il rapporto costi-benefici della messa in funzione», ha detto. Brugnaro ha ribadito chiaramente che il Comune non brama la gestione dell’opera, idem la Regione Veneto, rappresentata dall’assessore
alla legge speciale per Venezia Roberto Marcato. «L’opera resta a carico dello Stato e solo ad esso, oltre che i costi, spettano le decisioni ha detto Brugnaro - Per me era importante essere informato per poter a mia volta informare i cittadini, perché possano andare a letto tranquilli sapendo che c’è chi sta lavorando per loro». Sulla stessa linea Marcato: «Dovrà essere lo Stato a gestire il Mose». Il presidente dell’Autorità di sistema portuale Pino Musolino ha invece accennato a come lo scalo di Venezia diventerà «regolato», quando il Mose sarà operativo, rilanciando la necessità di una sorta di «torre di controllo» per gestire il traffico delle navi in entrata e uscita a Malamocco. «Ora si proceda spediti al completamento del Mose, comprese le opere complementari - ha commentato il presidente dell’Ance Venezia Giovanni Salmistrari - Le imprese sono pronte».