Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Brugnaro, primo blind trust in Italia «Non farò mai più l’imprendito­re»

Da Umana a Reyer, tutto gestito da un avvocato newyorkese per evitare il conflitto d’interessi

- Alberto Zorzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«In questi giorni ho parlato della mia VENEZIA morte in continuazi­one, tanto che all’inizio non volevo affrontare il discorso», dice ridendo. «Poi mi sono abituato all’idea che c’è un dopo...», aggiunge. Tra serio e faceto, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro annuncia che, primo in Italia, è arrivato dove non ha osato nemmeno Silvio Berlusconi, che ha affidato Mediaset e Mondadori ai propri figli: con un atto notarile firmato lunedì a Milano, ha affidato tutte le sue proprietà a un blind trust, il cosiddetto «fondo cieco». Ora dunque a occuparsi del controllo delle sue aziende, che fatturano circa 600 milioni di euro, in qualità di amministra­tore – in termini tecnici «trustee» – sarà un avvocato newyorkese, Ivan A. Sacks, titolare dello studio legale Withers ed esperto in materia. «Preoccupat­o io? Per niente - continua il sindaco sulla linea dello scherzo - Il

trustee continuerà a fare quello che facevo io ora, cioè niente (sorride, ndr). Le aziende sono in mano a dei bravissimi manager e già ora la gestione la facevano loro, a cui ho dato la mia totale fiducia. Lunedì ho visto una nostra filiale che ha due anni e non sapevo nemmeno fosse stata aperta». Ma alla fine gli scappa anche un’ultima battuta sul futuro. «Non tornerò più a presiedere le mie società», dice. Poi, a margine, lascia aperto uno spiraglio: «Potrò decidere, dopo questa esperienza da sindaco - ribadisce - visto che voi giornalist­i mi avete prosciugat­o, magari mi metto a riposo».

Insomma, l’argomento è duplice, e Brugnaro non lo nega. Lo spunto è arrivato da quando, fin da subito, lo sfidante battuto Felice Casson e il Movimento 5 Stelle lo sfidarono sul conflitto di interessi, auspicando proprio il

blind trust. «Ho raccolto la sfida e mi sono informato - spiega il sindaco - Non è stato facile perché in Italia non c’erano esempi, ma mi sono reso conto che è stato anche un ottimo sistema per riorganizz­are le mie aziende, mantenendo­ne l’unitarietà». Il lavoro preliminar­e è infatti stato quello di raccoglier­e le sue 23 proprietà («O 24, non mi ricordo mai», sorride) in un’unica società, la «Lb Holding Spa», di cui lui è ovviamente socio unico e che sarà presieduta dal fidato Giuseppe Venier (amministra­tore unico di Umana holding, uno degli «scrigni» delle sue proprietà) e altri due consiglier­i da lui scelti. A quel punto, creato il

«trust», si è trattato di renderlo «cieco», cioè di affidare la titolarità delle sue quote di socio unico a una terza persona indipenden­te, cioè l’avvocato Sacks. «Ma poi non lo scioglierò, anche una volta che avrò finito di fare politica, perché ho scoperto che è un ottimo veicolo per il passaggio generazion­ale - continua - Il trust è irrevocabi­le e di lunga durata, così gli eredi, mogli, figli, nipoti, non litigano per la proprietà, indebolend­o l’azienda e facendola diventare preda delle multinazio­nali. Non potranno spacchetta­re l’azienda, ma a loro resterà solo il diritto a dividersi una parte degli utili, che in realtà non ho mai voluto sopra il 15-20 per cento, perché la ricchezza resta nell’impresa».

Ragioni economiche a parte, però, Brugnaro sa bene che la sua mossa non avrà grandi effetti sulle polemiche che da sempre lo circondano. La prima sarà perché l’abbia fatto a due anni e mezzo dalle elezioni. «Le opposizion­i possono dire quello che vogliono - replica Loro in 30 anni hanno distrutto la città, io il patto l’ho fatto con i cittadini». Il conflitto d’interessi? «Non c’è mai stato e mai ci sarà - sbotta Brugnaro - Figuratevi che all’inizio mi criticavan­o perché mettevo soldi miei nella Reyer. Semmai era un conflitto contro i miei interessi, visto che i soldi me li sarei potuti mettere in tasca». Il tema più caldo è però quello del nuovo palazzetto dello sport, che la Reyer punta a realizzare ai Pili, un’area a due passi dal ponte della Libertà in terraferma, che è di proprietà proprio di Brugnaro. «Il palazzetto bisogna farlo perché purtroppo le generazion­i precedenti non ce l’hanno dato - spiega lui - mentre in altri posti d’Italia i palazzetti li fa il pubblico, noi abbiamo trovato 800 milioni di debiti e ce lo devono fare i privati: dovevo essere io, ma ora non saprò più niente perché sarà il blind

trust». E’ evidente però che tutti sapranno in consiglio comunale, chi è il proponente e di chi sono le aree. «Se c’è qualche altro privato che offre di più ben volentieri», conclude. Proprio ai tifosi della Reyer va una rassicuraz­ione: «Continuerò ad andare alle partite, da tifoso e da sindaco, e magari qualche volta mi scapperà qualche urlo, ma non avrò poteri».

C’è solo una parte dove il trust ci «vedrà». «La parte fiscale, per evitare accuse di opacità conclude - L’ho chiesto io, per vedere i soldi che poi dichiarerò. Quelli sono i miei soldi per vivere, perché ricordatev­i che io faccio il sindaco per 16 ore al giorno gratis».

Il futuro delle imprese Le aziende sono in mano ai manager, io non facevo niente. Terrò il trust perché le mette al riparo dalle liti degli eredi e mantiene l’unitarietà

Polemiche sul palazzetto

Le opposizion­i dicano quello che vogliono. Non hanno fatto il palazzetto e ora toccherà ai privati. Se c’è qualcuno che offre di più, ben volentieri

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