Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Croupier, sì al pugno duro Sbagliato reintegrare Orsoni»
Salamon a 360 gradi al premio alla carriera consegnatole da Ca’ Foscari
«Quando ho letto che il sindaco voleva chiudere il Casinò nel caso in cui non si fosse trovato un accordo ho pensato: “Evvai!” Quando noi avevamo beccato i dipendenti a intascarsi le fiches e li avevamo estromessi, Casson (l’attuale senatore, all’epoca magistrato, ndr) li aveva reintegrati. Quando gli ho chiesto perché l’avesse fatto, mi ha risposto che c’era un errore procedurale e che avremmo dovuto sospenderli prima di licenziarli. Così funziona la politica». Marina Salamon come al solito non le manda a dire. Premiata ieri sera a Ca’ Foscari per la sua carriera di imprenditrice – assieme all’ex studente dell’anno, l’imprenditore 35enne Matteo Fabbrini, amministratore delegato di Foodracers – racconta il proprio entusiasmo per la determinazione annunciata giovedì in consilio comunale da Luigi Brugnaro nei confronti dei dipendenti del Casinò, con cui è in corso una difficile trattativa e anche uno scontro giudiziario con tre ricorsi che preoccupano Ca’ Farsetti in caso di sconfitta.
Salamon si è poi lasciata andare ad aneddoti sulla sua breve esperienza nell’amministrazione veneziana: scelta nel 1993 dall’allora sindaco Massimo Cacciari come consulente a titolo gratuito, fu sollevata dopo poco più di un anno per il suo pugno di ferro contro i dipendenti poco produttivi. «Con Cacciari c’era un ottimo rapporto, ma io facevo a botte con i dipendenti del Comune e lo farei ancora oggi – ricorda Salamon - quando facevano la spesa in orario di lavoro io li aspettavo all’ingresso. Tornavano con il sedano che spuntava dalle borse e gli dicevo “Non si fa! E’ denaro pubblico!”. Cacciari allora mi diceva che non avevo il senso della politica e io gli rispondevo “arriverà”. La politica si può fare ovunque, anche fuori dai partiti, ma l’etica è necessaria». Ha poi spiegato la propria visione: «Credo che la polis debba essere governata da persone con storie diverse, e non mi riferisco al sindaco Brugnaro in particolare, altrimenti non se ne esce vivi».
Non esce indenne nemmeno l’ex sindaco Giorgio Orsoni – senza nominarlo – coinvolto nello scandalo Mose, da cui è uscito con un’assoluzione in parte per prescrizione, in parte nel merito: «Un ex professore cafoscarino coinvolto nel processo Mose ritorna ad insegnare grazie al voto dei colleghi? - si chiede – Alcuni amici docenti mi hanno detto: “non ci è piaciuto, ma qui funziona così”. Mi chiedo come crescano i giovani a vedere che si fanno brutte cose senza pagare».
Per la stesse ragioni di giustizia, Salamon condanna la pratica del «concordato in bianco» da parte delle aziende in crisi: «Uno molla i fornitori e mantiene la proprietà delle aziende? Non sono d’accordo. Non sono perseguibili ma non vanno bene», afferma. L’imprenditrice, che ha iniziato la propria attività a 23 anni, prima ancora di laurearsi, fattura oggi 150 milioni di euro – come l’Università di Ca’ Foscari ha circa un migliaio di dipendenti, che per il 75 per cento sono donne; produce in Italia e all’estero. Salamon, madre di cinque figli, per il futuro teme che nel delicato equilibrio tra lavoro e famiglia a patire sarà la seconda: «In Veneto il tasso di occupazione femminile è al livello del Nord Europa, ma mi addolora invece che abbiamo una media di figli per donna tra le più basse al mondo - osserva - non credo che questo accada per ragioni egoistiche ma per la paura del futuro, perché la gente non crede di potercela fare. E’ una paura ingiusta, facevano più figli le mie nonne durante il periodo drammatico della seconda guerra mondiale. Il problema sarà costruire una famiglia in coppia dove uno sta a Londra e l’altro a Milano».