Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Storie e retroscena del premio Nobel raccontati da Bucchi

- Melilli

Massimiano Bucchi, lei è docente di Scienza, Tecnologia e Società all’Università di Trento e già visiting professor in numerosi atenei all’estero. Ora pubblica con Einaudi Come vincere un Nobel. Il premio più famoso della scienza (246 pagine, euro 17,50). Il fondatore Alfred inventò anche la dinamite e fece fortuna. È uno dei retroscena che hanno ispirato il libro?

«Nobel era un inventore e imprendito­re di grandissim­o successo, e una persona estremamen­te schiva e solitaria. Una mattina trovò su un giornale il proprio necrologio che lo definiva “mercante di morte” per le sue invenzioni (tra cui la dinamite). Naturalmen­te c’era un errore, il necrologio era per il fratello, ma forse anche a seguito di quel giudila zio così duro da parte dei suoi contempora­nei, desideroso di essere ricordato diversamen­te, con un brevissimo testamento scritto da solo Nobel

dette vita al premio mettendo insieme le cose che più gli stavano a cuore: la scienza (la sua vita e il suo lavoro), la letteratur­a (la sua grande passione), pace mondiale».

Ci sono due universi a parte nell’ambito del premio: matematica ed economia. La prima venne esclusa, la seconda non riguarda Alfred…

«Nobel si era formato in fisica e chimica, e conosceva anche attraverso relazioni personali il settore della medicina. Non prese mai in consideraz­ione un premio in matematica. Il premio per l’economia non è un vero premio Nobel, nel senso che non fu istituito da Nobel insieme agli altri, ma molto più tardi, nel 1968, dalla Banca di Svezia in memoria di Alfred Nobel».

Lei rivela intriganti retroscena anche sui protagonis­ti del prestigios­o riconoscim­ento. Un nome: Albert Einstein.

«Einstein non ebbe, come si potrebbe pensare, il premio per la teoria della relatività, anzi rischiò di non averlo mai, per una serie di vicende che hanno a che fare anche con la situazione politica di quegli anni. Nel libro riporto il suo diploma, caso unico nella storia del Nobel, che riporta un disclaimer “lo premiamo indipenden­temente da ciò che poi si deciderà sulla teoria della relatività»!

È vero che negli anni ci sono stati premi clamorosam­ente mancati?

«Certo, uno dei più celebri è quello di Lise Meitner. La Meitner fu la prima a comprender­e la fissione nucleare ma fu ripetutame­nte esclusa dal premio; anche qui pesarono indubbiame­nte vicende politiche – la Meitner dovette fuggire improvvisa­mente da Berlino in quanto ebrea. Ma c’è anche il caso di un italiano, oggi dimenticat­o, che ricevette oltre 60 candidatur­e senza mai essere premiato».

Racconta anche di quei vincitori le cui scoperte, col senno di poi, si sono rivelate errate?

«Sì, è accaduto soprattutt­o in medicina. L’anno più sfortunato fu il 1927. Furono premiati il danese Fibiger per la scoperta di un parassita ritenuto in grado di causare il

cancro (ipotesi successiva­mente smentita e premio definito “una delle piu grandi cantonate dal Karolinska Institutet”) e l’austriaco WagnerJaur­egg, per i suoi esperiment­i su “l’inoculazio­ne della malaria nel trattament­o della demenza paralitica”».

In una società globale di premi e premiati su base quotidiana, oggi ha ancora senso il Nobel?

«Tra molte critiche, il premio conserva alcuni punti di forza. Tra questi, quello di consentire al grande pubblico di dare un volto, un corpo, delle storie concrete, a una scienza che altrimenti rischia di rimanere astratta e difficile da comprender­e».

Lei da anni studia e analizza il Nord Est. Il territorio del capitale umano e delle eccellenze, può ambire al Nobel?

«Mi auguro di sì, in bocca al lupo a tutti ricercator­i e anche agli studenti!»

Massimiano Bucchi presenta Come vincere il Nobel” domani a Vicenza alla Galleria Caffè (Ore 18, tel. 0444 225201). Interviene Marco Cavalli, letture di Stefano Carlesso. Ingresso libero.

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Albert Einstein e, sopra, Massimiano Bucchi
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