Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il sogno di Holly dai grattaciel­i alle calli La corsa delle griffe al miglio del lusso

Tiffany inaugura il negozio in calle Vallaresso. Restauri per Armani, Chanel e Bulgari

- di Gloria Bertasi VENEZIA

I celebri bracciali a «T» illuminano le teche di cristallo. Al loro fianco spuntano gli altrettant­o blasonati pendenti dall’incisione «Tiffany» e quei gioielli che facevano sognare ad occhi aperti Holly (Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany) mentre sorseggiav­a un caffè ammaliata dalle vetrine dei cinque piani, marmorei, nella Fifth Avenue di Manhattan. « Dobbiamo replicare sempre l’emozione che dà New York», ha detto ieri Raffaella Banchero, managing director Tiffany di Italia e Spagna poco prima del taglio del nastro della boutique numero 309 del brand dall’azzurro più famoso nel mondo.

In Veneto, il negozio Tiffany di calle Vallaresso — 238 metri quadrati a pochi passi l’Harry’s bar («Un monumento storico, un onore essergli vicino», ha detto la manager) — è il secondo (il primo è a Verona e resiste nonostante la chiusura del grande magazzino Excelsior in cui è inserito). «L’accoglienz­a che stiamo ricevendo è totalmente inaspettat­a, i veneziani ci stanno mostrando un affetto incredibil­e » , ha aggiunto. È da questa strettissi­ma calle Vallaresso, a pochi passi da piazza San Marco, che si snoda una sorta di miglio del lusso, una delizia per gli occhi e per lo spirito (di pochi). Da Gucci a Louis Vuitton, da Prada a Ferragamo, ma fino a qualche tempo fa, non era così: tra Vallaresso e calle larga XXII Marzo resisteva qualche bottega artigianal­e.

La svolta l’ha data Louis Vuitton «prendendo» i tre piani dell’ex libreria Mondadori, Versace e Prada hanno scelto campo San Moisè come vetrina in laguna e subito è scattato l’effetto a catena. Un restauro dietro l’altro che non si è ancora fermato. Bulgari presto aprirà il suo nuovo negozio di fronte a Vuitton e a pochi passi da Tiffany. Non distante, c’è Cartier che da qualche tempo ha lasciato le Mercerie. E’ un «dialogo» continuo che nelle prossime settimane sarà incessante tra una boutique e l’altra. Di fronte ad Hermès, all’incrocio tra la Frezzeria e calle Vallaresso, le scarpe artigianal­i di Magli sono state scalzate da qualche tempo da Yves Saint Laurent. E così la passeggiat­a, già rallentata dalla presenza in nemmeno cento metri dei ricchi allestimen­ti, non finisce in quello che fino a ieri era il crocevia veneziano del lusso. Se Audemars Piguet e Rolex hanno preferito piazza San Marco, al suo imbocco è un incessante alternarsi di vetrine più o meno minimal con esposti abiti da mille e una notte. Cartier, Miu miu, Prada, Versace, Giuseppe Zanotti e gli store di Bottega Veneta accompagna­no la camminata fino a San Moisè che spalanca la vista a Calle Larga XXII Marzo, la più famosa via per lo shopping di lusso.

Solo la farmacia interrompe il ritmo incessante delle boutique che distolgono l’occhio dai tesori veneziani. Lavori in corso da Chanel (che aprirà a breve una seconda boutique tutta dedicata alla casa di fronte a Salvatore Ferragamo e Gucci) e Giorgio Armani dove c’era Bulgari, vicino allo show room della galleria d’arte Contini, Tod’s e Burberry. Il tutto condito dalle tradiziona­li polemiche veneziane di chi accusa le grandi marche di uccidere il tessuto produttivo cittadino e di portare ad un pesante incremento negli affitti che fa issare bandiera bianca a chi non può permetters­i locazioni da oltre 20 mila euro al mese. Di contro, i brand investono cifre notevoli nei restauri e durante i cantieri. L’ultimo esempio è proprio Tiffany con la sua scritta tondeggian­te sui mattoni del muro del palazzo di calle Vallaresso, gli interni color sabbia fatti di marmi, vetri e velluti, e le scatole acquamarin­a allacciate con il nastro di raso bianco. Del resto Holly non aveva dubbi: «Mi piace venire da Tiffany, per l’atmosfera tranquilla e serena che si respira, non per i gioielli, e a me non piacciono i gioielli, ma solo i diamanti».

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