Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
In montagna rischia di più chi va a funghi
Soccorso alpino, nel 2015 interventi cresciuti del 10%
Anche
le camminate più semplici possono finire con una chiamata al Suem: lo rivelano i dati sull’attività 2015 del Soccorso alpino del Veneto: aumentano gli interventi di aiuto ai cercatori di funghi.
Spesso e volentieri anche le camminate più semplici possono finire con una chiamata al Suem: lo rivelano i dati relativi all’attività 2015 del Soccorso alpino del Veneto, che evidenziano come la maggioranza degli interventi riguardi gli escursionisti e non gli alpinisti.
«Generalmente, chi affronta una parete è molto preparato, mentre chi si avventura lungo i sentieri spesso si fa prendere dalla foga di compiere un itinerario e si trova nei guai», spiega Alex Barattin, delegato del Cnsas delle Dolomiti bellunesi.
Proprio in provincia di Belluno si registra la maggior parte dei soccorsi con l’elicottero: nel 2015, il 118 bellunese ha fatto alzare l’eliambulanza 255 volte, su un totale di 378 voli a livello regionale. Seguono, distaccate, le province di Verona (36), Treviso (34) e Bolzano (22 voli in supporto al Suem bellunese).
Nel 2015, gli interventi sanitari sono stati il 10,33% in più rispetto all’annata precedente, quando il maltempo aveva scoraggiato molti turisti. I soccorsi più difficili sono quelli in parete, ma i più frequenti sono senz’altro quelli per il recupero di escursionisti, che rappresentano il 38,5% dell’attività
Barattin Chi affronta una parete generalmente è molto più preparato
complessiva. Su 884 interventi totali eseguiti dai volontari veneti, circa 350 sono stati effettuati per soccorrere chi frequenta boschi e sentieri. Sommando i soccorsi prestati agli alpinisti e ai frequentatori delle vie ferrate, invece, non si va oltre il 13,8% degli interventi.
«Sono in aumento i soccorsi a cercatori di funghi, - spiega il vicepresidente regionale Giovanni Busato - A causa della classificazione nazionale non c’è un dato scorporato, ma vista l’entità del fenomeno si potrebbe iniziare a contarli». In inverno, è soprattutto la neve a creare problemi: il 21,5% dei soccorsi del 2015 si è svolto in pista e solo il 3,1% fuori dai tracciati (il dato accorpa scialpinismo e fuoripista). Insomma, escursionisti, fungaioli e sciatori impegnano i soccorritori più spesso di chi pratica discipline più pericolose. Secondo i dati del Soccorso alpino, però, non si potrebbe ridurre tutto semplicemente al numero di praticanti. Il 20,8% delle persone soccorse nel 2015 aveva perso l’orientamento, mentre il 14,1% era stato colto da stanchezza o malore.
Molti, insomma, sopravvalutano le proprie capacità fisiche e non preparano adeguatamente le uscite. Quasi nessuno si assicura: solo il 6,78% degli amanti della montagna recuperati ha una copertura e, sottolinea Busato, «si tratta soprattutto di stranieri».
In un anno, si sono contati 56 decessi, 1 disperso, 514 feriti e 387 illesi. Per recuperare queste 958 persone (49 in più rispetto al 2014) sono serviti 4.260 volontari. Ognuno di loro deve sottoporsi a un addestramento continuo che, sottolinea il presidente regionale Rodolfo Selenati, «pesa per il 35% della spesa del Soccorso alpino: nel 2015 ci sono stati 1.564 momenti formativi, per un totale di 13.059 presenze».
Chi si avventura lungo i sentieri spesso si fa prendere dalla foga