Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
AGOSTO CERTIFICATO
Chiavi di casa, smartphone, monete e, da ieri, del Green pass. Da questo fine settimana, l’estate si dota di un nuovo oggetto da portare in tasca «perché dove vado non sempre c’è campo». A dirla tutta: il Green pass segna il vero e proprio inizio dell’estate, oltre, i rotori dei condizionatori e il suono di piatti e bicchieri che provengono dalle finestre di chi sta apparecchiando. Il Green pass è destinato non solo a soppiantare il reggaeton, come tormentone dell’estate, gli integratori al potassio o al magnesio, i picchi di selfie a tema motivazionale, ma a contrassegnare il vero inizio, concentrato, liofilizzato dell’estate. Non fosse altro che, nonostante il dibattito accesissimo su renitenze, proteste, vere e proprie reticenze a vaccinarsi, assembramenti, rave illegali, congetture e confutazioni sulla pericolosità o meno della variante Delta, più il virus circoli e più muta. Insomma, inserire il Green pass dentro una custodia di plastica, non è l’ennesima operazione nostalgia...
Un tuffo dove il vintage è più blu, ma la certificazione che l’estate non prelude più a un successivo salto nel buio e nell’incertezza più totale. Indicatori di ripresa economica si alternano a scenari allarmanti su impoverimento e difficoltà quotidiane, un tempo impensabili. La transizione, come cambiamento dei connotati digitali e ambientali, in senso strutturale e radicale ha circumnavigato attorno alla parola Green pass, a geometria variabile fra accordi e disaccordi, sentimenti differenti su che cosa ci riserveranno le ferie d’agosto. Da «maggiorenni e vaccinati» si sarebbe detto un tempo. E certificati. Al di là, di giudizi e opinioni, il Green pass non è un semplice pezzo di carta o QR code, ma è la memoria della valenza di epocalità della percezione della pandemia nell’arena pubblica. Dopo mesi nei quali si sostenuto che niente sarebbe stato più come prima e via meditando e rimeditando sulla grande epidemia, storicamente confrontate con le pestilenze precedentemente avvenute. Con la differenza che quest’estate non è come quella scorsa, al punto che un documento pare farsene carico per convincerci di una fenomenologia del superamento della crisi e della paura in bello stile. Tutte cose che una comunità che voglia sondare il nuovo e intraprendere scenari inediti dovrebbe conoscere alla perfezione. A partire da soluzioni innovative capaci di soddisfare i bisogni diffusi, grazie a forme e metodologie organizzative, per cambiare prospettive al mondo. Se c’è stata un’evidenza forte del contesto pandemico ha riguardato proprio la necessità d’interventi su misura, pragmatici, in ottica d’implementazione socio-economica e socio-politica. In pieno collegamento con l’immaginario di una fase, di un day after reale, nel segno di una trasformazione decisa che sappia andare oltre schemi un po’ troppo scontati sugli scenari del recupero della socialità. Chissà se, fra qualche mese, nascerà una narrativa di genere costruita sulla vita quotidiana al tempo del Green pass e non solo. Delle serie tv, dei canali YouTube tematici. Nessuno lo sa. Bene. Anche perché, a settembre c’è da tanto da ricominciare, da ricostruire, da immaginare, anche e soprattutto, non sentendosi perennemente in battaglia, spesso e volentieri, contro noi stessi. Forse non ci vorrà neanche così tanto.Non è dato saperlo. Magari il tempo necessario al sociale di riprendersi un po’. Dopo un periodo di vacanza. Dunque: chiavi di casa, smartphone, portasigari, monetine, caramelle, fazzoletto…. Green pass.