Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Serve cibo, o gli animali del circo Orfei moriranno»
«Servono due, tre casse di frutta e quattro ballette di fieno al giorno». Due lama, un cammello, un cavallino pony, un cane: quei rifornimenti di cibo servono a loro. «I primi a darci una mano sono stati un produttore di carote, che abita qui vicino, e la titolare di una panetteria in paese: anche il pane vecchio, ammollato, può andare bene».
Parcheggio del PalaFerroli di San Bonifacio. È lì che, dal 15 febbraio, è bloccato il Circo Oscar Orfei. Il tour passava da Verona (è a Verona, va ricordato, che nasce negli anni 80 la storica Accademia d’arte circense fondata da Egidio Palmiri, dal 2012 con sede stabile in via Tirso). Una carovana di quattro famiglie, quella guidata da Oscar, Franca e Orlando, tutte emiliane: «Siamo un piccolo circo e mio suocero è cugino di Moira Orfei», spiega Franca, moglie di Orlando Orfei e mamma di Oscar, con i quali porta avanti l’attività.
Sono stati loro a lanciare un appello, ieri, a mezzo stampa, per aiutare i cinque animali di famiglia col cibo necessario a sopravvivere. «Frutta e fieno, va bene anche il pane vecchio», ribadiscono Franca, Orlando e Oscar. Loro che dovevano andare in scena dal 21 febbraio, per due settimane, lì fuori dal PalaFerroli. E invece, causa l’emergenza da coronavirus, si vedono bloccato il lavoro con cui mantengono se stessi e la carovana. «Possiamo resistere senza lavoro per altri quindici, massimo venti giorni. Noi viviamo del circo, non abbiamo sovvenzioni. Siamo in giro tutto l’anno, come i circensi veri, secondo una tradizione che affonda le radici nelle vecchie generazioni della famiglia: ma di fatto, oggi, non possiamo andare da nessuna parte». Parlano di «arte, spettacolo, di disciplina artistica e mentale», dal Circo Oscar Orfei, però lamentano che «nei decreti si nominano teatri, sale da concerti, il circo invece è sempre considerato per ultimo e negli appelli non se ne parla mai. Un lavoratore di teatro può essere sposato con una persona col posto fisso, per dire: noi invece siamo tutti circensi, quindi sulla stessa barca, legati alla possibilità di fare spettacoli. Se è sempre stato così in Italia? Direi di sì, siamo tantissimi ma negli ultimi anni siamo ulteriormente in declino, un po’ perché non ci considerano e un po’ per le campagne degli animalisti, che per altro in un momento così non si vedono…», riflette Franca. La preoccupazione, adesso, è per i lavoratori del Circo Oscar e, appunto, gli animali. «Abbiamo lasciato un telefono, il 333/6894029: ringraziamo chi si farà vivo».