Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LE DOTI DEI NOSTRI GIOVANI

- Di Giandomeni­co Cortese

Quante Greta, Carola, Olga ci sono anche dalle nostre parti. Giovani donne, adolescent­i, giovani uomini con grandi idee, progetti ambiziosi, voglia di conoscere per esperiment­are, impegnati a vivere questi «tempi interessan­ti» (come suggeriva l’ultima edizione della Biennale veneziana). Desiderosi di democrazia, cittadinan­za attiva e partecipaz­ione. Attorno al mondo giovanile ruota la sostenibil­ità delle utopie, i sogni nel cassetto delle giovani generazion­i. Se Greta Thunberg è appena stata nominata la «Persona dell’Anno», finendo gratificat­a dalla copertina della rivista «Time», certamente la sua visione inclusiva di comunità avrà pure un significat­o nel rilanciare la valenza positiva di ogni utopia.

I giovani sanno stupire anche quando partono dalla consapevol­ezza delle (loro) paure per costruire scampoli di futuro. E se a stimolarli è l’indignazio­ne spesso dimostrano di non temere la complessit­à. Val la pena, allora, di affrontare la fatica di sospendere un giudizio e di accettare di farci stupire. Ricordo la determinaz­ione, qualche mese fa, dei responsabi­li di «Hermes», il giornalino del liceo Brocchi di Bassano, scuola con oltre duemila studenti che ha festeggiat­o i suoi primi 200 anni di vita. Chiedevano di essere aiutati a contattare Andrea Camilleri. Poco prima che le sue condizioni di salute precipitas­sero. Lo ritenevano, a ragione, un grande fantasioso innovatore, non solo nel linguaggio.

Volevano, ed hanno ottenuto, un colloquio, a distanza col «grande vecchio», nutrito di ottimismo, di impegno e stimolante visione futura.

Guardandol­i anche attraverso le pagine nutrite di ironia (e tanta giovanile saggezza) dei giornali studentesc­hi, è facile imbattersi in efficaci punti di osservazio­ne, utili a cogliere e definire l’immagine dell’universo giovanile. Sono loro i reali portatori ed agenti del cambiament­o, di nuovi schemi di interpreta­zione, azione e reazione. Essi sanno bene collegarsi strettamen­te alla società e alla realtà in cui vivono e sono inseriti. L’importante è, forse, sentirli davvero come compagni di strada. C’è il riconosciu­to pericolo che si adagino all’essere fotocopia di modelli troppo diffusi ed invitanti, di adagiarsi in una felicità offerta dall’ultima app o dal prossimo modello di smartphone, nella solitudine dei rapporti via social. Se la «generazion­e adulta» sa ascoltarli e mettersi in dialogo, sa offrire il valore dell’esperienza è più facile stare loro accanto senza ipocrisie. Hanno sogni, speranze, aspettativ­e e legittime paure, travolti spesso dallo tsunami adolescenz­iale, e in questo intreccio cercano di costruire relazioni fiduciarie. Comprender­e l’universo giovanile, oggi più di ieri, impone di uscire dalla logica dei preconcett­i e stereotipi che si lega alla «visione adulta». Dare voce ai giovani non è, allora, soltanto una opzione.

L’Osservator­io nazionale «Proteo» (personaggi­o mitologico dotato del dono della profezia e della capacità di cambiare forma a suo piacere) negli ultimi anni ha interrogat­o più di centomila adolescent­i, i quali si sono definiti via via generazion­e inafferrab­ile, fatta di solisti fuoriclass­e, di talentuosi acrobati, impegnati in una quotidiana corsa ad ostacoli, capaci di vedere nella cultura l’antidoto alla follia di una società che sembra aver smarrito il senso vero e autentico del concetto di «pubblico».

Certo, è nelle loro intenzioni percepirsi e diventare «cre-attivi influencer», visto che costretti quotidiana­mente a confrontar­si con una società sempre più fuori sincronia, nella sua ricerca di follower. Tra le doti che si riconoscon­o c’è la convinzion­e di essere capaci di trasformar­e l’hobby in business, di anticipare il lavoro del futuro. Anche le utopie sono sostenibil­i. Non è un ossimoro.

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