Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
LE DOTI DEI NOSTRI GIOVANI
Quante Greta, Carola, Olga ci sono anche dalle nostre parti. Giovani donne, adolescenti, giovani uomini con grandi idee, progetti ambiziosi, voglia di conoscere per esperimentare, impegnati a vivere questi «tempi interessanti» (come suggeriva l’ultima edizione della Biennale veneziana). Desiderosi di democrazia, cittadinanza attiva e partecipazione. Attorno al mondo giovanile ruota la sostenibilità delle utopie, i sogni nel cassetto delle giovani generazioni. Se Greta Thunberg è appena stata nominata la «Persona dell’Anno», finendo gratificata dalla copertina della rivista «Time», certamente la sua visione inclusiva di comunità avrà pure un significato nel rilanciare la valenza positiva di ogni utopia.
I giovani sanno stupire anche quando partono dalla consapevolezza delle (loro) paure per costruire scampoli di futuro. E se a stimolarli è l’indignazione spesso dimostrano di non temere la complessità. Val la pena, allora, di affrontare la fatica di sospendere un giudizio e di accettare di farci stupire. Ricordo la determinazione, qualche mese fa, dei responsabili di «Hermes», il giornalino del liceo Brocchi di Bassano, scuola con oltre duemila studenti che ha festeggiato i suoi primi 200 anni di vita. Chiedevano di essere aiutati a contattare Andrea Camilleri. Poco prima che le sue condizioni di salute precipitassero. Lo ritenevano, a ragione, un grande fantasioso innovatore, non solo nel linguaggio.
Volevano, ed hanno ottenuto, un colloquio, a distanza col «grande vecchio», nutrito di ottimismo, di impegno e stimolante visione futura.
Guardandoli anche attraverso le pagine nutrite di ironia (e tanta giovanile saggezza) dei giornali studenteschi, è facile imbattersi in efficaci punti di osservazione, utili a cogliere e definire l’immagine dell’universo giovanile. Sono loro i reali portatori ed agenti del cambiamento, di nuovi schemi di interpretazione, azione e reazione. Essi sanno bene collegarsi strettamente alla società e alla realtà in cui vivono e sono inseriti. L’importante è, forse, sentirli davvero come compagni di strada. C’è il riconosciuto pericolo che si adagino all’essere fotocopia di modelli troppo diffusi ed invitanti, di adagiarsi in una felicità offerta dall’ultima app o dal prossimo modello di smartphone, nella solitudine dei rapporti via social. Se la «generazione adulta» sa ascoltarli e mettersi in dialogo, sa offrire il valore dell’esperienza è più facile stare loro accanto senza ipocrisie. Hanno sogni, speranze, aspettative e legittime paure, travolti spesso dallo tsunami adolescenziale, e in questo intreccio cercano di costruire relazioni fiduciarie. Comprendere l’universo giovanile, oggi più di ieri, impone di uscire dalla logica dei preconcetti e stereotipi che si lega alla «visione adulta». Dare voce ai giovani non è, allora, soltanto una opzione.
L’Osservatorio nazionale «Proteo» (personaggio mitologico dotato del dono della profezia e della capacità di cambiare forma a suo piacere) negli ultimi anni ha interrogato più di centomila adolescenti, i quali si sono definiti via via generazione inafferrabile, fatta di solisti fuoriclasse, di talentuosi acrobati, impegnati in una quotidiana corsa ad ostacoli, capaci di vedere nella cultura l’antidoto alla follia di una società che sembra aver smarrito il senso vero e autentico del concetto di «pubblico».
Certo, è nelle loro intenzioni percepirsi e diventare «cre-attivi influencer», visto che costretti quotidianamente a confrontarsi con una società sempre più fuori sincronia, nella sua ricerca di follower. Tra le doti che si riconoscono c’è la convinzione di essere capaci di trasformare l’hobby in business, di anticipare il lavoro del futuro. Anche le utopie sono sostenibili. Non è un ossimoro.