Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Falsa autenticazione, gallerista nei guai Non è la prima volta che Campopiano si deve confrontare con la giustizia
TREVISO Doveva saldare un debito e ha dato al creditore un vaso di Murano del maestro vetraio Napoleone Martinuzzi (1892-1977) del valore di qualche decina di migliaia di euro. Con l’opera ha anche consegnato un certificato di autenticità. Peccato però che quel certificato non era autentico e forse nemmeno il vaso.
Per questo il gallerista trevigiano Gianluca Campopiano è finito sotto indagine. La procura di Treviso ha aperto un’inchiesta con ipotesi di reato di sostituzione di persona e violazione del codice dei beni culturali. E non è la prima volta che il 48enne trevigiano si trova nei guai con la giustizia. E’ già infatti imputato in un processo per aver cercato di vendere due dipinti di De Chirico e cinque opere di Vedova per un valore totale di 105 mila euro, con altrettanti certificati di autenticità risultati però tutti falsi. In un altro procedimento, invece, il 48enne deve difendersi dall’accusa di essersi appropriato di tre dipinti, del valore di 950 euro, che gli erano stati affidati dalla proprietaria affinché li vendesse. Ora una nuova indagine. Ma mentre le verifiche sul valore del vaso del maestro Martinuzzi sono ancora in corso, ciò che è ormai chiaro è che il certificato di autenticità è sicuramente falso. A confermarlo alla vittima del presunto raggiro, il critico d’arte il cui nome è apposto in calce al documento Franco Borga. Un restauratore esperto d’arte di Torino al quale il creditore di Campopiano, insospettito, si era rivolto subito dopo l’affare. E Borga aveva smentito categoricamente di aver mai autenticato quel vaso, essendo lui esperto in vetri artistici ma non di Murano. Per questo per Campopiano sono scattate la denuncia e l’inchiesta della procura.
Il debito Il vaso attribuito al maestro Martinuzzi è stato consegna -to come pagamen -to di un vecchio debito