Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Finse di vaccinare i bimbi, famiglie parti civili nel processo
Prima udienza contro l’ex assistente sanitaria Petrillo. Le Usl calcolano danni per oltre un milione
TREVISO I giudici ammettono come parti civili i genitori dei bambini che Emanuela Petrillo avrebbe finto di vaccinare. Ieri, in tribunale a Udine, prima udienza del processo che vede la 33enne ex assistente sanitaria accusata di non aver vaccinato migliaia di persone tra Veneto e Friuli, tra 2009 e 2016. In aula si sono discusse le ammissioni delle parti civili.
Oltre alle aziende sanitarie Usl 2 Marca Trevigiana, rappresentata dall’avvocato Fabio Crea, Aas 3 Alto Friuli e Asuiud di Udine, hanno chiesto di essere ammesse anche le famiglie di alcuni bambini non vaccinati, quindi il Codacons Friuli Venezia. La difesa della Petrillo, i legali Paolo Salandin e Chiara Pianon, si è opposta, chiedendo l’esclusione dal processo sia dei genitori sia dell’associazione dei consumatori. Dopo una breve camera di consiglio, i giudici hanno accolto in parte l’opposizione, escludendo il Codacons. Sono invece stati ammessi i genitori dei bambini, le presunte, prime vittime dell’assistente sanitaria; quei bambini che, per l’accusa, prima in Friuli e poi in Veneto sarebbero stati pazienti della Petrillo negli ambulatori di vaccinazione, e ai quali avrebbe solo finto di inoculare i vaccini.
L’imputata deve rispondere di peculato, omissione di atti d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale. A far scattare l’indagine era stata l’Usl 2 di Treviso, con due esposti (il primo archiviato dalla procura di Treviso), e il secondo integrato con esami effettuati su soggetti vaccinati dalla Petrillo, risultati sprovvisti degli anticorpi. Test confermati in sede di incidente probatorio con percentuali di scopertura anche dell’85 per cento (nel campione dei bimbi trevigiani). Le aziende sanitarie hanno quantificato finora i danni in circa 700 mila euro per l’Aas 3 Alto Friuli, 130 mila euro per l’Asuiud e 300 mila euro per l’Usl 2 di Treviso. I genitori hanno chiesto che le aziende sanitarie siano chiamate a rispondere dei danni in veste di responsabili civili per l’operato della loro dipendente: «Quando è scoppiato il caso sono stati assaliti dai dubbi se i propri figli fossero stati o meno vaccinati – spiega l’avvocato Tullia Tauro che li rappresenta - e hanno dovuto limitare la loro vita di relazione temendo contagi. Dovendoli poi sottoporre a una doppia vaccinazione che avrebbe potuto comportare danni alla loro salute».