Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Lega divisa, i colonnelli contro Franco «Salvini non si tocca, noi mai così forti»

Da Re al suo vice: poco dialogo? Non lo vediamo alle riunioni da un anno

- Ma. Bo.

VENEZIA «Non condivido per nulla l’analisi di Paolo Franco. Dice che non ci sono sedi di confronto, che non si può discutere la linea del partito, ma alle nostre riunioni non lo vediamo da un anno...». Toni Da Re, segretario nathional della Lega già nel mezzo delle tensioni legate al commissari­amento che dovrà seguire la sua elezione in Europa, ha letto l’intervista al Corriere del Veneto del vice, l’ex senatore vicentino Paolo Franco, e non l’ha presa bene: «L’ho trovata acida e un po’ rancorosa, mi dispiace. Stiamo attraversa­ndo una fase complessa, è vero, ed è chiaro che nella transizion­e verso il partito nazionale si incontrano delle difficoltà, ci possono essere incomprens­ioni. Ma chi tiene alla Lega accompagna questo cambiament­o, non alimenta divisioni, anche perché ci attendono sfide importanti, a cominciare dalle Regionali del prossimo anno. Come si possa criticare Salvini, poi, dopo che ha portato il partito al 50% in Veneto e al 37% in Italia, davvero non lo so. Avercene di uomini soli al comando come Salvini!».

I colonnelli sono divisi: molti hanno espresso la loro solidariet­à a Franco, ne condividon­o le critiche nel merito (dai minibot alla tassa sulle cassette di sicurezza passando per lo stallo sull’autonomia) ma preferisco­no non esporsi pubblicame­nte visto che con l’uomo solo al comando saliranno le percentual­i, ma pure i rischi di provvedime­nti disciplina­ri. Altri lo criticano aspramente, archiviand­olo nel passato del Carroccio e accusandol­o di essere mosso da acredine per la mancanza di careghe a disposizio­ne. Altri ancora, pur rispettand­one l’opinione (è pur sempre uno dei veci del movimento) non ne condividon­o il metodo.

Tra questi, Roberto Marcato, assessore regionale e membro del consiglio federale: «Sono stato fianco a fianco con Paolo nei momenti più bui della nostra storia, ai tempi di Tosi, è un amico. Ma dovrebbe sapere che fin dall’epoca di Bossi uno dei principi sacrosanti, direi fondativi della Lega, è quello per cui i panni sporchi si lavano in famiglia, non sui giornali. Posso capire la sua perplessit­à rispetto ad alcuni provvedime­nti, anch’io non ero del tutto convinto dell’azione dei governi che lui ha sostenuto in maggioranz­a a Roma, ma da bravo soldatino mi sono sempre adeguato, ho continuato a lavorare e se avevo qualcosa da dire, l’ho detto in sezione. Ricordo che all’epoca, con Berlusconi e Fini, non è stato fatto un solo passo avanti sul federalism­o. Tanti gazebo, tante raccolte firme, ma risultati nisba. Ora siamo maggioranz­a, stiamo imponendo i nostri temi, siamo ad un passo dal conquistar­e l’autonomia... e ci lamentiamo?».

Parole simili a quelle usate dal presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, vicentino come Franco, che conosce da una vita: «È un amico - premette pure lui ma nella sua intervista ha tratteggia­to soltanto il bicchiere mezzo vuoto mentre io vedo quello mezzo pieno ed anzi, direi che siamo quasi arrivati all’orlo. L’ultimo sondaggio Swg ci dà al 37%: quando mai abbiamo goduto di un consenso simile? Forse le battaglie che sta portando avanti Salvini non sono poi tanto sbagliate. Ci possono essere dei distinguo? Certo. Si può criticare? Come no. Ma lavoriamo comunque insieme per raggiunger­e gli obiettivi. Penso all’autonomia: tanti di noi, come Paolo, sono stati a dir poco perplessi davanti agli ostacoli posti dagli “alleati” del Movimento Cinque Stelle. Ma dopo le Europee si sono ridotti a più miti consigli e ora finalmente la riforma si sta sbloccando. Gettare tutto a mare mi pare una pazzia».

 Marcato Quando lui era a Roma nessun passo avanti sul federalism­o

Ciambetti Si può criticare ma non buttare tutto a mare Se siamo al 37% forse Salvini non sta sbagliando tutto

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