Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LONGEVITÀ PRIMATO A NORDEST

- Di Vittorio Filippi

Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita, diceva Rita Levi Montalcini. Che di vita se ne intendeva, sia per la sua carriera di medico (Nobel per la medicina) che per la sua longevità operosa. E proponeva di passare da una medicina della malattia ad una medicina della salute. Peccato che oggi si vada nella direzione opposta. Senza dubbio abbiamo aggiunto giorni, anzi anni, molti anni, alla vita. In Italia l’aspettativ­a di vita si è allungata incredibil­mente – con un guadagno di vent’anni rispetto ad un secolo fa – e oggi sfiora gli 83 anni (85 per le donne, ma la forbice con i maschi si va riducendo). Con tre osservazio­ni importanti: la prima è che i guadagni di sopravvive­nza premiano proprio le età più elevate, la seconda che la longevità benedice il Nordest, in particolar­e il Trentino, il Veneto, l’Emilia, regioni in cui vive un quinto dei 16 mila centenari italiani. Inoltre la corsa della vita sembra voler continuare: alla metà di questo secolo i centenari dovrebbero diventare oltre 70 mila, quattro volte il numero attuale. Non sembra funzionare invece il discorso opposto, quello cioè di aggiungere anche vita agli anni. Si sa che non c’è modo migliore di farlo se non quello di avere una vita il più possibile libera dalle malattie e dalle disabilità. Eppure le ricerche epidemiolo­giche sembrano andare verso quella che è stata chiamata «la doppia espansione della morbilità».

In altre parole è vero che si vive di più, ma aumentano anche gli anni «occupati» dalle malattie e dalle cronicità. E quel che è peggio è che l’insorgere delle patologie e delle disabilità non riguarda solo gli anziani, ma tende a precocizza­rsi scendendo verso le età più basse. Andando ai numeri: dal 2000 al 2014 è stato stimato che abbiamo 6,4 anni in più da vivere in condizioni di cronicità, di cui 3,4 dovuti all’allungamen­to della vita e tre all’anticipars­i delle malattie e delle disabilità. In Veneto, ad esempio, dal 2000 ad oggi l’età media in cui si fanno vivi seriamente i primi problemi di salute è scesa da 56 a 53,5 e peggio di noi fanno le regioni del sud, specie la Campania. Il che significa – sempre per il Veneto – un incremento ragguardev­ole dei pazienti del 73 per cento ed un aumento dei costi sanitari pari a 781 milioni. La situazione sembra perfino paradossal­e: perché cresce indubbiame­nte la longevità media ma cresce anche, insieme, il numero degli anni vissuti con la sgradita compagnia delle malattie e delle disabilità. Una compagnia che non si limita alle età più avanzate ma che tende a scivolare giù precocemen­te negli anni più giovani della vita. Ciò significa allora che abbiamo una medicina efficace nel permettere che la longevità progredisc­a nonostante malattie e disabilità, ma sempre meno abbiamo stili di vita, consumi ed ambienti davvero salubri.

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