Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Il pompiere: «La sentenza? È un castigo»
Senza indennità dopo l’incidente nel soccorso al gatto: punito per aver difeso i miei diritti
PADOVA Claudio Reguzzoni, il pompiere cui è stato negata l’indennità per il danno permanente causato da una caduta durante il soccorso a un gatto, ha parlato a Radio24: «La sentenza? Un castigo».
PADOVA «Oltre alla sentenza in sé - va ben, insomma, alla fine non vengo risarcito - devo anche pagare, perché è “una sentenza inappuntabile”, c’era scritto. Sono andato a vedere i sinonimi di inappuntabile. C’è scritto criticabile, difettosa, non so. Io, quindi, l’ho recepita anche come un castigo perché ho provato a far valere i miei diritti, ecco. Adesso devo pagare una penale in più perché ho provato a far valere i miei diritti...». La voce di Claudio Reguzzoni, ieri mattina in collegamento telefonico con Alessandro Milan, di Radio 24, comunicava più rassegnazione che indignazione. Se l’impressione fosse vera, vista la facilità con cui ci si indigna in Italia oggi, spesso con motivi e altrettanto spesso senza, farebbe due volte onore al pompiere padovano. Reguzzoni, 47 anni, è tornato sulla sentenza che gli ha negato il riconoscimento del danno patito dopo la caduta durante un intervento di soccorso a un gattino bloccato su un albero: non ha diritto ai benefici di legge per le «vittime del dovere» per non aver saputo dimostrare che il gatto fosse realmente in pericolo di vita. Beffa nella beffa, la Cassazione ha condannato il vigile del fuoco anche alle spese processuali: duemila euro levati di tasca.
Lui, il pompiere padovano, ha raccontato l’incidente di tredici anni fa: «Prendiamo i due pezzi di scala... la appoggiamo al tronco dell’albero e salgo. Quando ho preso il gatto, per scendere ho tolto la gamba dento la scala e con l’altra mano mi sono appoggiato a un ramo... Non mi sono accorto che era secco e quindi sono precipitato per cinque metri a terra». Milan gli ricorda: da lì c’è una parziale invalidità alla caviglia... «Da lì è arrivata l’ambulanza. Ho avuto un’esplosione del tallone... Mi hanno messo un innesto osseo, mi hanno messo delle viti, delle placche e mi hanno dato 14 punti di invalidità». Qui - chiude il giornalista - si innesta la «burofollia» della sentenza sul suo caso: «L’ho recepita come un castigo, perché ho provato a far valere i miei diritti». Gentile signor Reguzzoni, come darle torto?