Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Autonomia, il ministro del Sud frena: no agli squilibri
Lezzi: monitoro l’azione del governo, non si penalizzi il Sud. Dietro lo stallo i livelli essenziali
VENEZIA «L’autonomia non favorirà alcuna Regione a danno delle altre. E il Nord non tratterrà alcun surplus fiscale». Il ministro per il Sud Barbara Lezzi l’ha detto ieri, rispondendo al question time alla Camera, incalzata da alcuni deputati ed in particolare da Michela Rostan, parlamentare campana di LeU.
«Le richieste di autonomia che abbiamo previsto nel Contratto di governo non saranno uno strumento per favorire alcune Regioni a discapito di altre» ha detto. Intanto il Pd attacca sul residuo fiscale.
«L’autonomia non favorirà VENEZIA alcuna Regione a danno delle altre. E il Nord non tratterrà alcun surplus fiscale». Il ministro per il Sud Barbara Lezzi l’ha detto ieri, rispondendo al question time alla Camera, incalzata da alcuni deputati ed in particolare da Michela Rostan, parlamentare campana di LeU.
«Le richieste di autonomia che abbiamo previsto nel Contratto di governo non saranno uno strumento per favorire alcune Regioni a discapito di altre - ha detto Lezzi -, stiamo lavorando da mesi per rispondere alle richieste delle Regioni del Nord nel rispetto del principio di solidarietà che tutte devono osservare. Il completamento dell’iter, garantisco, non comporterà un surplus fiscale trattenuto al Nord. Come autorità per la Coesione - ha aggiunto - lavoro costantemente per garantire misure omogenee per tutto il territorio nazionale e avrò modo di monitorare l’azione del governo per fare in modo che le misure adottate assicurino al Sud le risorse di cui ha bisogno per colmare quel gap con il Nord cresciuto a dismisura negli ultimi 25 anni».
Il ministro pentastellato, che non è tra quelli additati da Erika Stefani come colpevoli di voler frenare il processo autonomista, non fa che ribadire ciò che la collega agli Affari regionali ha già detto in più occasioni («L’autonomia sarà a saldo zero, tot spende lo Stato per quella competenza, tot riceverà la Regione per gestirla in proprio») ma è utile per chiarire una volta di più il perimetro della riforma bloccata a Roma e smentire qualunque velleitario ragionamento sul «residuo fiscale», ossia la differenza tra quel che i veneti danno a Roma con le loro tasse e quanto poi ricevono dallo Stato sotto forma di servizi sul territorio.
Un argomento scivoloso per la Lega, che su questo ha costruito la sensibilità autonomista (e finanche indipendentista) del suo elettorato, su cui non a caso ieri ha battuto il capogruppo del Pd in consiglio regionale Stefano Fracasso, aprendo il confronto sulla manovra varata da Palazzo Balbi: «Il residuo fiscale, che nel Defr 2018 risaltava nel suo stratosferico ammontare, 18 miliardi di euro, nel Defr 2019 è scomparso, è desaparecido. Che fine ha fatto? Ora nel Defr la giunta Zaia fa riferimento al costo storico e rinvia i costi standard al lavoro di una commissione, tra cinque anni... È sparito il residuo fiscale - ha proseguito Fracasso - ma è sparita anche la legge delega, sono spariti i 9/10 delle tasse, è sparito il modello Trento e Bolzano. Sono rimaste, quelle sì, le 23 materie. Ma arriveranno fino in fondo? Vedremo. Quando evidenziai le diversità di vedute tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle, a settembre, le mie furono liquidate come “invenzioni”. Ora, e siamo a novembre, le leggiamo sui giornali e il ministro Stefani è costretto a dare ultimatum in Consiglio dei ministri...».
Pare che tra i nodi da sciogliere vi sia proprio la garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (i Lea) e di prestazione (i Lep), che secondo alcuni ministeri rischiano di essere messi a repentaglio dal regionalismo differenziato, con gravi squilibri sul territorio nazionale. Anche di questo, non a caso, ha parlato ieri Lezzi, rispondendo a Rostan che denunciava «la penalizzazione del Sud» e la violazione della Costituzione e delle regole di convivenza civile conseguenti al fatto che «un pezzo del Paese è tagliato fuori dai livelli essenziali»: «Siamo consapevoli che il passaggio fondamentale perché i diritti sociali siano esigibili resta l’aggiornamento e la definizione dei Lep» l’ha rassicurata il ministro.
Sui motivi per cui l’intesa, «finita e pronta alla firma» a detta di Stefani, sia ferma ai box di Palazzo Chigi, al momento è buio fitto, in un rimpallo di responsabilità tra Lega e M5S. E anche qui il dem Fracasso scudiscia: «Fuori le carte dai ministeri!, vogliamo sapere perché è tutto fermo. Ormai l’autonomia è diventata una roba esoterica, il nuovo segreto di Fatima. Ci sono gli annunci, a cui non seguono mai i fatti. O meglio, i fatti ci sono, stanno nella manovra, e parlano di miliardi dati al Sud, pensiamo solo al reddito di cittadinanza».
Lezzi
Non favoriremo alcune Regioni a discapito di altre