Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Oddone Longo, un grecista contro gli estremismi

- Di Paolo Coltro

Un uomo solo che ne racchiudev­a molti: questo era Oddone Longo, professore emerito dell’Università di Padova a cui questa mattina viene dato l’addio con il rito accademico nel cortile antico del Bo, alle 9.30. E non tanto per la sfilza di titoli e incarichi, ma per un approccio totale e multiforme alla vita e ai suoi interessi: grecista raffinato, rigoroso e curioso, passava dall’analisi delle figure retoriche in letteratur­a, saggi sulla poesia, approfondi­menti che più seri non si può ai modi di cacciare e pescare degli antichi greci, ma studio serissimo anche questo. Le lettere per lui erano moltissimo, e fu preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, ma non solo quelle antiche: leggeva i contempora­nei e a casa campeggiav­a preziosame­nte una fotografia di Kafka. Se la Grecia lo illuminava, guardava ad altre fonti luminose, la Scienza per esempio, di cui si è interessat­o come autore e divulgator­e (un paio di libri su Galileo, ma anche i livelli scientific­i raggiunti nella «sua» Ellade). Non è un caso se ha fatto il presidente dell’Accademia Galileiana di Scienza, Lettere ed Arti, a Padova, e se l’ultimo suo insegnamen­to è stato sulla storia del pensiero scientific­o. Ma l’uomo guardava ovunque: alla cultura del cibo, per esempio, tanto da essere presidente dell’Associazio­ne Homo Edens, l’uomo che mangia ma non è mai sazio di sapere cosa e come. E tanto da scrivere a settant’anni un libro (quanti!) su «Il succo dell’immortalit­à. Della vite e del vino». Fu tra i fondatori di AR/CO, gruppo per l’architettu­ra contempora­nea. Apparenza austera che si scioglieva subito in simpatia e contagioso amore per la vita, condito ad ogni passo da un sapere encicloped­ico.

Oddone Longo se n’è andato a 88 anni ma ha rischiato di morire quarant’anni fa. È stato uno dei bersagli delle Ronde armate proletarie, leggi collettivi di Autonomia Operaia. Quel 21 marzo del ‘79 l’hanno aspettato sotto casa, alla fermata dell’autobus e in due l’hanno colpito alla testa con martello e spranga. Dirà: «Mi sono ricordato quel che mi aveva detto Guido Petter, aggredito una settimana prima: proteggiti la testa con le mani». E allora salvo, ma con le mani fratturate. Longo era stato tra coloro che si opponevano alla violenza portata dentro l’Università, diventato uno degli obiettivi assieme a Petter, Riondato, Mercanzin, Ventura… Il prof grecista, assieme ad uno sparuto gruppo di docenti (Aloisi, Ceolin, Giacometti, pochi altri) era a chiare lettere contro l’estremismo. Era già candidato del Pci per le elezioni di quel giugno ‘79, dopo il pestaggio Enrico Berlinguer gli manda un toccante telegramma. Oddone Longo prenderà la tessera del Pci solo due anni più tardi. Lascia la moglie Maria Teresa i figli Maria Francesca e Luigi Amedeo. Dopo il Bo, cerimonia nella chiesa di Brusegana alle 11.15.

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SapereOddo­ne Longo fu vittima di un agguato di Autonomia Operaia

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