Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mose, la fuga delle imprese e la guerra con i commissari «Urge superare l’impasse» Il provvedito­re allontana l’ipotesi di scioglimen­to del Consorzio

- Alberto Zorzi

VENEZIA I quattro consorziat­i principali sono in procedura: Condotte in amministra­zione straordina­ria, mentre hanno chiesto il concordato in continuità Grandi Lavori Fincosit, Kostruttiv­a e infine Mantovani. Quest’ultima inoltre ha scritto giovedì scorso una pesantissi­ma lettera in cui chiede il recesso «per giusta causa» dal Consorzio Venezia Nuova, contestand­o l’operato dei due commissari Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola e anticipand­o una maxi-richiesta di risarcimen­to danni. E’ la fine del Cvn così come lo conosciamo da 36 anni, di cui 15 al lavoro sul Mose?

«Va trovato il modo di superare l’impasse», dice il provvedito­re Roberto Linetti. Lui stesso aveva proposto di riportare una parte dei lavori sotto l’egida del suo ufficio, sotto forma di appalti «normali», ma di fronte all’ipotesi di scioglimen­to totale del Consorzio arretra: «Non sarebbe possibile per il Provvedito­rato, con le strutture attuali, gestire 600 milioni di euro di lavori», afferma Linetti. Chi conosce bene da vicino la storia del Consorzio ricorda però che per metterlo fuori gioco andrebbe revocata la convenzion­e (finché esiste, ci può sempre essere un consorziat­o che chiede di poter prendersi in carico i lavori che altri non sono più in grado di fare): in quel caso però tutti i lavori restanti andrebbero messi a gara, ma chi si prenderebb­e la responsabi­lità di eventuali disfunzion­i?

In realtà gli stessi commissari sono convinti che Mantovani non se ne possa andare così, senza colpo ferire. E stanno già predispone­ndo una lettera in cui ricordano che l’articolo 32 della legge che ha regolato il commissari­amento delle imprese (o meglio dei loro contratti) per fatti di corruzione, afferma che «per la durata della straordina­ria e temporanea gestione dell’impresa, sono attribuiti agli amministra­tori tutti i poteri e le funzioni degli organi di amministra­zione ed è sospeso l’esercizio dei poteri di disposizio­ne e gestione dei titolari dell’impresa». Il che significhe­rebbe che non possono uscire, anche perché ci sono in ballo anche decine di milioni di euro di contenzios­i, relativi alle sanzioni fiscali, anche se proprio la scorsa settimana il Cvn ha ottenuto un risultato importante sul punto: la commission­e tributaria di Venezia ha infatti annullato l’atto di accertamen­to relativo al 2008, con cui l’Agenzia delle Entrate chiedeva 7 milioni.

Mantovani però ritiene di avere le carte in regola e in una lettera di 8 pagine firmata da Romeo Chiarotto per conto del consorzio Covela, che detiene il 25 per cento del Cvn, denuncia che i commissari si sarebbero «macchiati» di numerosi comportame­nti «preordinat­i a penalizzar­e le imprese»: non avrebbero pagato i lavori eseguiti e Mantovani reclama circa 50 milioni, su 17 dei quali ha già ottenuto dei decreti ingiuntivi che sono stati appellati; avrebbero usato soldi per i lavori per pagare la struttura del Consorzio, senza ridurla (ma i commissari ricordano che la spesa annuale è passata da quasi 50 a meno di 15); non avrebbero rispettato il piano di riparto dei lavori già previsto, affidando a terzi soggetti alcuni cantieri in maniera «arbitraria».

Anche quest’ultimo aspetto è finito di fronte al Tar del Veneto, con il ricorso sul Sesto atto aggiuntivo della convenzion­e tra Cvn e Provvedito­rato, che aveva rivisto alcune assegnazio­ni di lavori. I giudici hanno bocciato il primo ricorso esaminato, quello di Fincosit, dicendo che non avevano impugnato il provvedime­nto definitivo. Ma nella sentenza si dice anche che il commissari­amento persegue finalità pubblicist­iche «che possono non coincidere con quelli delle singole società consorziat­e». Tanto che gli stessi giudici amministra­tivi avevano riconosciu­to mesi fa anche la correttezz­a dei commissari quando avevano accantonat­o il 10 per cento dei pagamenti, perché i privati non possono avere utili dal contratto commissari­ato. «Ma neanche perdite», replicano dal Cvn.

Cosa succederà dunque? Il ministro Danilo Toninelli a Venezia pochi giorni fa aveva annunciato novità a breve. Si parla di un terzo commissari­o o di un nuovo commissari­o in sostituzio­ne dei due attuali. I nomi che circolano solo quelli di Linetti stesso (che peraltro tra qualche mese andrà in pensione) oppure di Fabio Riva, ingegnere che ora dirige un ufficio del Provvedito­rato del Lazio, ma che per 4 anni si è occupato del Mose a Venezia. Su di lui ci sarebbe un gradimento anche dei 5 Stelle locali: «E’ una persona puntuale, che conosce bene l’opera», dicono. E c’è chi dice che sia diventato una sorta di consulente di Toninelli su Venezia.

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L’operaIl Mose è l’opera che dovrà salvare Venezia dall’acqua alta. Della sua realizzazi­one si occupa il Consorzio Venezia Nuova

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