Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La soluzione del giallo di Sofiya nelle email secretate dai provider
A giorni arriverà la risposta dagli Stati Uniti
CORNUDA Esattamente un anno fa, Sofiya Melnyk scompariva da Cornuda e con la sua sparizione, iniziava il giallo che, ancora oggi, aleggia sulla sua morte e su quella del compagno Pascal Albanese, suicidatosi undici giorni dopo nella villetta di via Jona dove vivevano insieme.
La bella ucraina 43enne venne ritrovata senza vita, ai piedi del decimo tornante sul Monte Grappa, la vigilia di Natale del 2017. Era morta il giorno della scomparsa, uccisa in modo brutale: picchiata, finita con un colpo al collo e gettata in un burrone ad agonizzare. In un anno di indagini, l’unica pista che ha trovato conferme è quella che porta all’omicidio-suicidio. Manca solo un tassello, e per svelarlo la procura ha esteso le indagini agli Stati Uniti, con una rogatoria necessaria per visionare il contenuto delle email di Sofiya. Ci sono ormai pochi dubbi che, quello che si è consumato sul Monte Grappa, sia un delitto commesso da Pascal, geloso e deluso perché la bella compagna che, nonostante i tanti amanti stava con lui da dieci anni, lo stava lasciando per un nuovo amore.
Un omicidio che avrebbe poi pesato sulla coscienza del 50enne, così tanto da indurlo a togliersi la vita, undici giorni dopo averla tolta alla donna che amava. Pochi dubbi soprattutto perché le altre piste non hanno portato a nulla. Per un anno i carabinieri del nucleo investigativo di Treviso coordinati dal sostituto procuratore Giulio Caprarola, hanno battuto ogni strada a caccia di moventi e possibili responsabili. Da quella degli amanti della donna, tutti identificati e sentiti dagli inquirenti. A quella, sostenuta dai famigliari di Pascal, convinti che l’uomo non si sia tolto la vita ma che sia stato ucciso dallo stesso assassino di Sofiya. A quella, ancora, dei servizi segreti, un’ipotesi suggestiva, suggerita da uno degli uomini della 43enne, il geologo romagnolo che le pagava il mutuo della villetta e vedeva nei suoi comportamenti a volte poco lineari, le mosse di una spia al soldo del governo ucraino.
Ma per completare il puzzle e chiudere le indagini, alla procura manca ancora un tassello. L’unico nel quale, eventualmente, potrebbe trovarsi traccia di una nuova ricostruzione, di un movente diverso, di un altro assassino. A rappresentare quel tassello sono le email, contenute nei computer appartenuti a Sofiya e Pascal, e sequestrati dalla villetta di Cornuda.
Per poter accedere al contenuto delle caselle di posta, ai messaggi privati inviati ma soprattutto ricevuti dalla 43enne e dal compagno, il sostituto procuratore Caprarola ha infatti inoltrato, mesi fa, una richiesta con rogatoria internazionale negli Stati Uniti presso alcuni provider gestori delle caselle mail aperte dalla coppia.
E ora si attendono le risposte, i tempi non sono rapidi. Oltre all’acquisizione della documentazione, le società straniere devono vagliare tutte le loro normative e regole in termini di privacy prima di poter rispondere ai quesiti della procura.
Ed è a questi tempi che è legato il destino dei due fascicoli aperti sul caso: quello per omicidio volontario per la morte di Sofiya e quello per istigazione al suicidio sul decesso di Pascal. Gli inquirenti non possono infatti lasciare nulla di insondato. Devono quindi far luce anche su quegli unici messaggi che ancora non sono stati passati al vaglio delle indagini.
Una clamorosa svolta non è attesa, ma non si può escludere che in una di quelle lettere vi sia un messaggio che rimandi a un movente e a una ricostruzione diversa da quella che, fino a ora, è emersa dai risultati delle indagini.
I misteri
Al momento l’unica pista è quella dell’omicidio per gelosia, perché le altre strade suggerite dai vari testimoni non hanno portato a nulla