Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’attacco alla Cisl «Lavoro irregolare, i dati sono assurdi»
TREVISO «L’interpretazione è stata fatta in modo assurdo ed è altrettanto fuori bersaglio la richiesta di più controlli sui luoghi di lavoro. Noi non ci stiamo». A contestare dalla radice la lettura svolta due giorni fa dalla Cisl di Treviso dei dati forniti dall’Ispettorato del lavoro nelle diverse province del Veneto è la presidente di Unindustria Treviso, Maria Cristina Piovesana , secondo la quale si rischia, con la spiegazione della segretaria generale del sindacato territoriale Cinzia Bonan, di far passare come campione un set di casi che, invece, va pesato in termini di valore assoluto.
Se il 91% dei 664 casi sui quali gli ispettori hanno aperto una pratica nel 2016 sono risultati positivi ad un accertamento delle irregolarità, insomma, visto il carattere molto mirato della scelta dei soggetti da indagare, quelli sanzionati rappresentano quasi tutti i fuori norma in provincia. Cioè non si può sostenere che il 91% calcolato aziende preselezionate come le più sospette, valga sull’intera platea delle decine di migliaia attive nel Trevigiano. «Far passare un messaggio del genere è ingiusto rispetto alle nostre imprese – prosegue Piovesana – e la maggior parte dei lettori dei giornali non ha il tempo o le possibilità di approfondire il tema».
A rendere più evidente il caso trevigiano era stato, in particolare, il confronto sulla stessa tabella con gli indicatori percentuali riferiti alle altre province, in generale visibilmente più modesti.
«Visto il lavoro di intelligence che viene condotto a monte, così da non sprecare risorse inutili dell’Ispettorato su verifiche a pioggia – è la previsione che fa infine Piovesana – quel 91% il prossimo anno potrebbe addirittura crescere. Ma questo non vuole affatto dire che gli imprenditori scorretti nella Marca saranno nel frattempo aumentati». La presidente degli industriali ha affrontato l’argomento a margine della firma di un accordo triennale con la Provincia di Treviso e l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpav) finalizzato ad ottimizzare i rapporti fra i tre enti e consentire una semplificazione degli iter burocratici attraverso i quali autorizzare le richieste da parte delle aziende di interventi con potenziali ricadute sul piano ambientale.