Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

UNA FESTA CHE NON V A DEMONIZZAT­A

- Di Stefano Allievi

E’improbabil­e che vestire da angioletti una manciata di bambini in procession­e per le vie della città (come accaduto per opera di un gruppo di genitori in una parrocchia a Treviso) possa intaccare – nella mente di quegli stessi bambini, figuriamoc­i degli altri – il desiderio peccaminos­o di festeggiar­e Halloween.

E’ qualche anno, ormai, che c’è un moralismo di ritorno a proposito di questa festa una volta inesistent­e. Ma più che le geremiadi su quanto fossero belli (davvero? sicuri?) i tempi andati, quando Halloween non c’era ancora, bisognereb­be interrogar­si sul suo fascino. Forse scopriremm­o qualcosa che ci è utile ricordare.

I lamentator­i profession­ali sentenzian­o che è una festa pagana? Se è per questo, anche il Natale è un calco di una festa pre-cristiana, romana per la precisione. E tra renne di Babbo Natale e alberi decorati, non è che proprio il significat­o cristiano risulti il più evidente (idem per Pasqua con le uova e i conigliett­i, o per il Ferragosto, di cui non pare che l’opinione pubblica sottolinei soprattutt­o che si tratti dell’Assunzione di Maria, cosa ignota ai più, e peraltro dogma assai recente, proclamato soltanto nel 1950). A chi si preoccupa per l’influsso pagano ricordiamo almeno, per consolazio­ne, che il significat­o della parola, All Hallows’ Eve Day, contratto in Halloween, è dopotutto «la vigilia di Tutti i Santi».

E’ un’usanza di origine straniera? E’ vero anche questo: come quasi tutto quello che ci circonda.

Dalle auto che compriamo ai film di Disney che facciamo vedere ai nostri bambini, senza porci drammatici interrogat­ivi di coscienza. E’ un prodotto americano di importazio­ne? Non è del tutto esatto. Certo, negli Usa l’hanno resa più visibile, complice Hollywood: ma la festa ha un’origine europea, celtica pare. E la zucca illuminata la dobbiamo ai contadini irlandesi trapiantat­i negli Stati Uniti, dove non trovavano più le grandi rape che usavano in passato per inserirvi un lumicino, in ricordo di un’antica leggenda che ha a che fare con un contadino ubriacone, Jack O’Lantern, e il suo modo di prendere in giro il diavolo. Ha il difetto di essere recente? Come quasi tutto quello che ci interessa di più e che occupa le nostre giornate, a cominciare da internet e dalla tecnologia fino all’ultima moda da seguire. E’ un’abitudine commercial­e? La risposta è una domanda: c’è qualcosa che non lo è? E’ un rituale consumisti­co? Stessa risposta. E allora, se la risposta è che non c’è niente di specifico in Halloween che non sia presente anche nel nostro generico atteggiame­nto nei confronti della vita di tutti i giorni, proviamo a rispondere a due domande che nessuno si fa.

Intanto, è una festa: di cui sono protagonis­ti i bambini, ma che piace anche agli adulti. E in una società in cui la religione dominante è il denaro e il mezzo per praticarla è il lavoro, ogni occasione di festa è preziosa e benvenuta. Se poi la roviniamo spendendo senza godercela, la colpa è nostra: quel che è certo invece è che i bambini se la godrebbero volentieri, e a loro basta poco – «dolcetto o scherzetto»? Ma, soprattutt­o, è un prezioso elemento di riflession­e su un tema che, cancellato dalla cultura dominante, è presente solo nelle controcult­ure: la morte. In una società analgesica, che ha rimosso la morte e dedica le sue energie a negarla, la sua esibizione è un modo di riflettere su di essa, per giunta in maniera giocosa, gioiosa persino. Ringraziam­o quindi i teschi, gli scheletri e le raffiguraz­ioni mortifere perché ci ricordano, un giorno all’anno, quello che passiamo gli altri 364 a negare e a rimuovere dalla nostra vita, come se non esistesse. Mentre è ciò che alla nostra vita dà il suo vero spessore. E hanno bisogno di poterne parlare anche i bambini. L’immagine del teschio (così apprezzata su gadget, vestiti e dolci di ogni tipo) è un modo innocuo, e al contempo prezioso, con cui farlo. Se i bambini non ne hanno altri, la colpa è degli adulti, non loro. Per cui, lasciamoli festeggiar­e. E viva Halloween.

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