Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
In Veneto 32 mila malati d’azzardo La Regione vara un maxi piano
Ecco le iniziative, stanziati 5 milioni,
VENEZIA Secondo le stime della Regione sono 32.500 i giocatori d’azzardo in Veneto. Di questi, 3.200-3.700, i casi più gravi, avrebbero bisogno dell’aiuto di un Serd, il servizio per le dipendenze dell’Usl. Ma solo 1.881 persone sono in contatto con i servizi sociali, un numero in crescita rispetto all’anno scorso (erano 1.761) ma ancora troppo basso se si pensa alla diffusione crescente del fenomeno delle ludopatie e alla gravità del suo impatto non solo sui singoli giocatori ma anche sulle loro famiglie. Per questo Palazzo Balbi ha deciso di mettere a punto il primo Piano regionale di contrasto all’azzardo patologico, un pacchetto molto articolato di misure e iniziative che verrà finanziato con 5,3 milioni di euro (4 dei quali provenienti da un fondo nazionale).
«È la prima volta che il Veneto scrive un piano organico, con il coinvolgimento di tutte le Usl - spiega l’assessore ai Servizi sociali Manuela Lanzarin un piano ambizioso, che ha avuto il via libera del ministero della Sanità e mette ordine tra le prassi maturate dai singoli Serd (Venezia e Treviso, ad esempio, hanno già attivato dei protocolli con le prefetture, ndr) e si prefigge di affrontare una vera e propria emergenza che colpisce sempre di più i nostri cittadini, anche a causa della crisi o di eventi come il crack delle banche, che spingono alcune persone a “tentare di rifarsi” con un colpo di fortuna che però purtroppo non arriva mai». Dopo il Piano, annuncia l’assessore, arriverà anche una legge, già in via di definizione, che darà organicità alle norme oggi sparse qua e là tra leggi di Stabilità (come quelle del 2015 e del 2017), provvedimenti urbanistici e il Piano socio sanitario, che non sempre stanno funzionando a dovere. Come nel caso del minacciato aumento dello 0,2% dell’Irap per gli esercizi che ospitano apparecchi per il gioco, dalle slot ai videopoker: «Entrata in vigore nel 2016, la norma è di fatto congelata dalla manovra varata per quest’anno dal governo Renzi, che ha bloccato qualunque tipo di aumento delle imposte locali prosegue Lanzarin -. So che i nostri uffici dei tributi stanno interloquendo col ministero dell’Economia e l’Agenzia delle Entrate per capire come si possa fare per ovviare a questo inconveniente».
Stando ai dati nazionali (non sono disponibili dati regionali, Palazzo Balbi li ha chiesti ai Monopoli dello Stato), il gioco d’azzardo vale in Italia 95 miliardi di euro (erano 15,8 miliardi nel 1998), pari a 3.012 euro giocati al secondo, con introiti per lo Stato per 18,5 miliardi (più 24% nell’ultimo anno). La metà, 49,1 miliardi, finisce in slot, videopoker e videolotterie varie; i giochi online da casinò, in crescita specie tra i ragazzi grazie agli smartphone, valgono 15,6 miliardi; il Lotto 8 miliardi; le scommesse sportive 7,5 miliardi; il Superenalotto 1,6 miliardi.
«I trend sono in aumento soprattutto per le donne, gli anziani e i giovani - spiega il direttore del Serd di Castelfranco Graziano Bellio, referente scientifico del Piano - i ragazzi in particolare abusano dei Gratta & Vinci, che non vengono neppure percepiti come “azzardo” nonostante ricorrano a meccanismi simili alle slot, e delle scommesse sportive». Inutile dire che il gioco legale ha molto ampliato la platea, perché un conto è entrare in una bisca clandestina, un altro nel bar sotto casa. «L’azzardo è una dipendenza senza sostanza - continua Bellio - e solo all’inizio di quest’anno è stato inserito tra i Livelli Essenziali di Assistenza».
Detto che non si parte da zero, ma da esperienze consolidate fin dai primi anni del 2000, il Piano prevede l’attivazione di un numero verde, consulenze (anche ai famigliari, anche via web), percorsi di auto-mutuo-aiuto, campagne di sensibilizzazione nelle scuole (dove gli insegnanti verranno appositamente formati) e sui social network, test di screening nei luoghi di lavoro, una mappatura puntuale di tutti i punti gioco e supporto alle ordinanze dei sindaci che regolamentano luoghi e orari di queste attività, ma anche protocolli d’intesa con le associazioni di categoria per coinvolgere baristi, tabaccai e gestori delle sale, spesso i primi ad accorgersi quando un’innocua passatempo si sta invece trasformando in una subdola malattia.
Manuela Lanzarin A causa della crisi, ma anche del crack delle banche, cresce il numero di chi tenta la fortuna