Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Dall’Iraq all’Iran sopra Tigri ed Eufrate: «Made in Treviso» il ponte che unisce gli ex nemici
VAZZOLA Un nastro di cemento armato, acciaio e asfalto lungo 1,2 chilometri, sospeso su 25 pilastri piantati sul fondale per ben 50 metri e sostenuto da due «antenne strallate» alte 40 metri. È la descrizione sintetica del nuovo ponte appena inaugurato a Bassora, in Iraq, dove i fiumi Tigri ed Eufrate confluiscono. Un luogo storico, che tenta di tornare alla normalità a 26 anni di distanza dalla prima guerra del Golfo.
La realizzazione porta la firma di Maeg, società di Vazzola già ben posizionata nel mondo per maxirealizzazioni di questo tipo. Quello di Bassora «è il ponte più grande costruito in Iraq – ha spiegato ieri Ammar Menahi, responsabile dell’ufficio locale della società veneta - e il progetto assomiglia a quello del ponte “Martiri del 15 luglio” sulle acque del Bosforo in Turchia».
Dall’inizio dei lavori all’apertura al traffico sono stati necessari tre anni e mezzo ed una spesa pari a circa 70 milioni di dollari. Il ponte è stato intitolato a Mohammad Baqir al Sadr, leader religioso sciita ucciso nel 1981 dall’allora regime di Saddam Hussein, ed è stato concepito con lo scopo di dare nuovo impulso agli scambi commerciali tra l’Iraq e il vicino Iran attraverso il valico di frontiera di Shalamja. Due (ex) nemici che tornano a collaborare. Anche grazie all’opera Made in Treviso.
Maeg Costruzioni è stata fondata nel 1989 su iniziativa di Alfeo Ortolan e Marilena Carlet con l’obiettivo di raggiungere una specializzazione molto competitiva nel settore delle costruzioni in acciaio. Oggi la sua potenzialità produttiva è misurata nella posa di 50 mila tonnellate l’anno, materiale che l’azienda è in grado di far pervenire in modo autonomo nei cantieri. Un giro d’affari di un’ottantina di milioni e quattrocento dipendenti, la società ha aperto lo scorso anno un nuovo stabilimento a Budoia (Pordenone) per far fronte all’incremento di ordini che giungono da paesi africani del bacino mediterraneo, come Marocco ed Egitto, oltre che da Dubai ed altre aree del mondo. Fra gli ordini più recenti c’è quello per la costruzione della copertura del nuovo stadio di Doha, la capitale del Qatar, che ospiterà il Mondiale di calcio del 2022. Per la sua realizzazione sarà necessario montare sopra l’impianto sportivo qualcosa come 7 mila tonnellate di metallo. Fra le commesse in ambito nazionale, la società trevigiana può ascrivere il contratto per la realizzazione e la gestione, in project financing, del porto turistico di Santo Stefano di Camastra (Messina), ribattezzato «Porto della luce e della bellezza» per la singolarità del progetto. CONEGLIANO Si chiama «diamantificazione». A chiedere informazioni sono in tanti, a sceglierla, però, alla fine quasi nessuno. Quattro persone in tre anni, nemmeno tutte dal Veneto. Il resoconto di questo giro d’affari di nicchia estrema è di Silvia Zanardo, una delle titolari dell’omonima agenzia di onoranze funebri di Conegliano la quale, qualche anno fa, fra i servizi da offrire ai clienti, ha introdotto la trasformazione delle ceneri della persona estinta in un cristallo di diamante.
Si tratta di un processo, è stato spiegato, che viene in ogni caso affidato all’unico centro in Europa che disponga della strumentazione necessaria, in Svizzera, dove è possibile riprodurre le temperature e le pressioni che permettono in natura la metamorfosi del carbonio in diamante. Il processo eseguito per via sintetica richiede di norma sei mesi ed è preceduto dalla elaborazione di ciò che rimane dalla combustione della salma per poter ricavare la «materia prima» utile ad ottenere il diamante. Il costo? «Fra i 3 ed i 4 mila
Quello di Bassora è il ponte in assoluto più grande costruito in Iraq Assomiglia al ponte del Bosforo e darà nuovo impulso agli scambi fra i due Paesi Il costo è di circa 3-4 mila euro, come una tomba realizzata a terra Forse in Italia non siamo ancora pronti per compiere simili scelte