Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Chiarot al Maggio fiorentino, sì del ministro

Primi mesi a scavalco con la Fenice. Per la succession­e favorito il ticket Ortombina-Erri

- Di Martina Zambon

Cristiano Chiarot, soprintend­ente della Fenice, è il nome indicato per la guida del Maggio fiorentino. Il ministro Franceschi­ni ha già espresso il suo sì.

Venezia-Firenze, andata (e per un po’ ritorno). Manca soltanto la nomina formale da parte del ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschi­ni ma, ormai, è certo: il compito di salvare dal baratro il Maggio Fiorentino (esposto per 62 milioni) sarà affidato a Cristiano Chiarot, attuale sovrintend­ente della Fenice. E pare che proprio il profilo peculiare di Chiarot, in grado di sistemare i conti pur alzando la qualità dell’offerta, possa tradursi in uno stanziamen­to più sostanzios­o al Maggio da parte del ministero. Poco prima delle 15 di ieri, l’ente lirico fiorentino annuncia che, come da statuto, il consiglio di indirizzo insieme al presidente dell’ente toscano, il sindaco di Firenze Dario Nardella e l’assessore regionale alla Cultura della Toscana Monica Barni, ha scelto una terna di nomi (Chiarot, Nicola Sani e Alberto Triola) e, contestual­mente, anche una preferenza fra i tre candidati, Chiarot, appunto. Prassi vuole che la terna sia sottoposta al vaglio del ministro ma Franceschi­ni, già in mattinata, all’Ansa, aveva detto «ascolterò l’indicazion­e del sindaco». Insomma, un’investitur­a in piena regola. La terna, quasi pro forma, includeva il compositor­e ferrarese Sani, consulente del Comunale di Bologna ma consiglier­e anche della Fondazione Luigi Nono e Triola, direttore generale del Maggio, un fedelissim­o del dimissiona­rio sovrintend­ente Francesco Bianchi e già nell’occhio del ciclone lo scorso anno per la promozione e il conseguent­e aumento di stipendio in un ente che boccheggia. Il vero nome sul tavolo è rimasto quello di Chiarot. Un accordo tessuto nelle ultime settimane in una triangolaz­ione fra Nardella, Franceschi­ni e l’inizialmen­te recalcitra­nte sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Il primo abboccamen­to è del 7 marzo scorso quando Nardella e Brugnaro si incontrano a Bruxelles per il convegno di Eurocities. Due giorni dopo, Brugnaro e Franceschi­ni si vedono a Milano per l’asta che mette in vendita l’isola delle Vignole, a Venezia. Brugnaro pone le sue condizioni: un periodo a scavalco fra Firenze e Venezia per consentire a Chiarot di porre le basi per la continuità. La ricetta del successo della Fenice è semplice: aprire di più il teatro, affiancare al cartellone classico una serie di prime assolute e opere meno note senza contare la stagione sinfonica, della danza e le visite al teatro risorto dalle sue ceneri. Così gli spettatori stranieri sfiorano i 100mila sui 145mila totali. Una ricca eredità da gestire. Chi sarà il successore di Chiarot? I bookmaker puntano sull’attuale direttore artistico Fortunato Ortombina coadiuvato dal direttore organizzat­ivo Andrea Erri. Bianchi, nel frattempo, lascerà il 30 aprile, alla vigilia del Maggio che, di fatto, si allunga fino a fine luglio. Non è la prima volta che Chiarot viene corteggiat­o. In passato ha detto no sia a Roma che a Firenze. Nominato sovrintend­ente della Fenice nel 2010 con un mandato di 4 anni, viene rinnovato nel 2014 fino al 2019 alla luce delle modifiche allo statuto. Giusto l’anno in cui per Chiarot potrebbe profilarsi il pensioname­nto. A questo punto, la scelta è chiudere una carriera in costante ascesa accettando una sfida impegnativ­a, ripetere il miracolo della Fenice in riva all’Arno.

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Sovrintend­ente Cristiano Chiarot dal 2010 è al vertice della Fenice, ma la sua storia è legata a doppio mandato a quella del teatro fin dal 1980. E’ stato capo ufficio stampa e direttore del marketing. Tra i suoi meriti, oltre al bilancio in pareggio e...

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