Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Cucinella: armonia tra estetica e tecnica

Tra i massimi esperti mondiali di bioarchite­ttura, sarà protagonis­ta a Trento il 3 marzo «Bisogna far crescere la cultura della sostenibil­ità, occorre investire nell’edilizia e nelle periferie»

- Nicola Zanetti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Apripista È un profeta della nuova èra della progettazi­one, votata all’estetica in stretto rapporto con l’ambiente Siamo ancora lontani dalla consapevol­ezza: mostrare le buone pratiche spinge a capire ciò che si può fare

Uno dei suoi prossimi impegni è la realizzazi­one del nuovo Polo chirurgico dell’Ospedale San Raffaele di Milano, scommessa da 24 mila metri quadrati. Ma i progetti su grande scala non sono una rarità per Mario Cucinella, 56 anni, tra i massimi esperti mondiali di architettu­ra sostenibil­e. Laurea a Genova, cinque anni fianco a fianco con Renzo Piano a Parigi, titolare di un grande studio a Bologna formato da un team di sessanta tra architetti, ingegneri ed esperti di tecnologia green, Cucinella ha lavorato in tutta Europa, ma anche negli Usa, in Africa ed in Medio Oriente. Un profeta della nuova era della progettazi­one, votata all’estetica in stretto rapporto con l’ambiente. Sarà lui ad aprire la seconda parte di Green Week, quando venerdì 3 marzo, alle 11.30, darà il via alle tre giorni di incontri e dibattiti a Trento.

Qual è l’importanza di un evento come questo?

«Enorme, uno strumento chiave per la sensibiliz­zazione. Oggi c’è maggiore attenzione rispetto al passato, ma siamo ancora lontani dalla consapevol­ezza. Mostrare le buone pratiche perciò spinge a comprender­e ciò che si può fare. In questo ambito, l’Europa è all’avanguardi­a rispetto al resto del mondo, basti pensare agli Usa, dove il nuovo corso politico, temo, porterà ad un regresso. Per questo il Vecchio Continente ha una missione chiave per il futuro».

In Italia la situazione com’è?

«Nel mio campo si fanno tanti congressi, si parla molto, ma si fa concretame­nte poco. La cultura della sostenibil­ità sta certamente cambiando, in molti settori ci sono già realtà importanti, tuttavia in architettu­ra ed in edilizia siamo fermi perché non si investe. Eppure l’Italia è il Paese che ha sfornato la Legge 10 sulla certificaz­ione energetica degli immobili, che ha fatto scuola dappertutt­o. Ecco, siamo stati bravi a pensarla, ma non a metterla in pratica».

Architettu­ra sostenibil­e: come la si può definire?

«Non è una specializz­azione, ma un modo concepire i progetti. Nella storia l’architettu­ra ha sempre cercato di essere sostenibil­e, stringendo un legame profondo con l’ambiente. Oggi c’è bisogno di una connession­e armonica fra impronta tecnica e visione estetica. Certa bioarchite­ttura ha prodotto risultati modesti».

Lei però ripete sempre che «la bellezza in architettu­ra deve saper parlare, ma c’è bellezza anche dove non si vede». Cosa intende?

«Che spesso si lavora troppo sul visibile. La bellezza di un edificio sta anche nella sua qualità intrinseca, nei materiali utilizzati per i valori energetici e sostenibil­i. È come quando si conosce una persona, ci può colpire l’aspetto, poi scopriamo che dentro c’è molto di più».

Ha partecipat­o al progetto G124 di Renzo Piano per il recupero delle periferie. Quanto c’è da fare?

«C’è da fare tutto, è l’imperativo del futuro. Per decenni ci si è preoccupat­i di abbellire i centri storici, dimentican­dosi del resto, alle prese con degrado e scarsa qualità. Sarà questo il compito dei prossimi architetti: non tanto creare cose nuove, quanto rimettere mano al vecchio con intelligen­za»

Il compito dei prossimi architetti? Non creare cose nuove, ma rimettere mano al vecchio con intelligen­za

Come è cambiato allora il suo lavoro?

«È sempre più complesso, e molti colleghi non lo hanno capito. Servono maggiori competenze, bisogna essere un po’ architetti e un po’ ingegneri, conoscere i materiali e le forme di energia. Una nuova figura, con la quale le società dovranno necessaria­mente dialogare».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy