Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Manganelli sugli studenti in manifestaz­ione La protesta di mille professori padovani

La petizione cresce. Emanuela Magno ( Liceo Nievo): «Erano 15 enni disarmati, bisognava cercare altre strade»

- Roberta Merlin

Gli insegnanti delle scuole padovane dicono «no ad uno Stato che usa i manganelli per reprimere una protesta di giovani studenti disarmati». Sono più di mille le firme raccolte, in solo 24 ore, dagli insegnanti dei licei di Padova Nievo e Cornaro in solidariet­à gli studenti aggrediti durante la manifestaz­ione pro Palestina organizzat­a, lo scorso 23 febbraio, dai ragazzi del liceo Russoli di Pisa e Firenze. Ma il numero dei professori delle scuole secondarie e primarie che sottoscriv­ono il documento di protesta, è destinato a crescere.

«Anche da molte scuole di Padova si levano lo sconcerto e la profonda preoccupaz­ione per i fatti di violenza verificati­si a danno di studenti inermi “caricati” da parte delle forze dell’ordine — spiegano i docenti che hanno organizzat­o la raccolta firme per esprimere vicinanza agli studenti e agli insegnati toscani — Sentiamo altresì altamente rappresent­ati dalle parole del presidente Mattarella il sentimento angosciato e il pensiero critico, orientato dai principi costituzio­nali, di moltissimi insegnanti di ogni ordine e grado del nostro Paese parole che ci attendiamo vengano condivise dal Governo tutto e da tutte le forze politiche».

«L’autorevole­zza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestar­e pubblicame­nte opinioni — spiegano i docenti riportando la nota del Quirinale — Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».

«Un fallimento dello Stato e della scuola pubblica come istituzion­e — spiega Emanuela Magno, docente di Filosofia del Nievo che per prima assieme ai colleghi ad avviato il tam tam per la raccolta firme — l’educazione non è repression­e che genera altra violenza. Le Forze dell’ordine si trovavano difronte a 15 enni disarmati, dovevano cercare altre strade civili per controllar­e la protesta, non prendere a manganella­te dei ragazzini. Con gli insegnanti, oltretutto, che li invitavano a fermare tutta questa violenza inaudita. Una scena che ci ha mortificat­o profondame­nte profession­almente e soprattutt­o umanamente». Perché una raccolta firme? «Il silenzio è consenso — spiega la docente — ecco che crediamo sia importante riportare l’equilibrio in questa triste vicenda, guidando i ragazzi a capire che non è stata un’azione inevitabil­e e dovuta ma una scelta assolutame­nte sbagliata che non si deve ripetere». «Purtroppo sui social — aggiunge ancora la prof — si assiste a pareri contrappos­ti, tra favorevoli e contrari. Ma questa non è una questione politica, ma un punto fermo di civiltà e democrazia. A noi insegnanti, ancora una volta, il compito di gestire questa strumental­izzazione politica compiuta attraverso i social, dove i ragazzi oggi cercano informazio­ni e verità». Erano stati gli stessi docenti del Liceo Artistico Russoli di Pisa a divulgar un comunicato di protesta in merito ai fatti accaduti: «Abbiamo assistito a un atto di tale gravità da ritenere impossibil­e non manifestar­e il nostro totale e netto dissenso per come è stato gestito in città l’ordine pubblico — hanno spiegato — fronte alla gravità dei fatti accaduti, noi lavoratori del Liceo “Russoli”, che consapevol­mente e concretame­nte sosteniamo da anni e ogni giorno una linea educativa ispirata ai valori della democrazia, del dialogo, del rispetto per la diversità e della libertà di espression­e, condanniam­o irrevocabi­lmente e totalmente la scelta repressiva operata oggi contro il corteo manifestan­te».

La docente Bisogna guidare i ragazzi a capire: non è stata un’azione inevitabil­e

È stata una scelta assolutame­nte sbagliata che non si deve ripetere

La solidaretà L’iniziativa è partita su input di alcuni insegnanti dei licei Nievo e Cornaro

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le immagini La foto che ha fatto il giro del mondo in cui si vedono gli studenti del liceo artistico di Pisa che vengono caricati dalla polizia

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