Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Manganelli sugli studenti in manifestazione La protesta di mille professori padovani
La petizione cresce. Emanuela Magno ( Liceo Nievo): «Erano 15 enni disarmati, bisognava cercare altre strade»
Gli insegnanti delle scuole padovane dicono «no ad uno Stato che usa i manganelli per reprimere una protesta di giovani studenti disarmati». Sono più di mille le firme raccolte, in solo 24 ore, dagli insegnanti dei licei di Padova Nievo e Cornaro in solidarietà gli studenti aggrediti durante la manifestazione pro Palestina organizzata, lo scorso 23 febbraio, dai ragazzi del liceo Russoli di Pisa e Firenze. Ma il numero dei professori delle scuole secondarie e primarie che sottoscrivono il documento di protesta, è destinato a crescere.
«Anche da molte scuole di Padova si levano lo sconcerto e la profonda preoccupazione per i fatti di violenza verificatisi a danno di studenti inermi “caricati” da parte delle forze dell’ordine — spiegano i docenti che hanno organizzato la raccolta firme per esprimere vicinanza agli studenti e agli insegnati toscani — Sentiamo altresì altamente rappresentati dalle parole del presidente Mattarella il sentimento angosciato e il pensiero critico, orientato dai principi costituzionali, di moltissimi insegnanti di ogni ordine e grado del nostro Paese parole che ci attendiamo vengano condivise dal Governo tutto e da tutte le forze politiche».
«L’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni — spiegano i docenti riportando la nota del Quirinale — Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».
«Un fallimento dello Stato e della scuola pubblica come istituzione — spiega Emanuela Magno, docente di Filosofia del Nievo che per prima assieme ai colleghi ad avviato il tam tam per la raccolta firme — l’educazione non è repressione che genera altra violenza. Le Forze dell’ordine si trovavano difronte a 15 enni disarmati, dovevano cercare altre strade civili per controllare la protesta, non prendere a manganellate dei ragazzini. Con gli insegnanti, oltretutto, che li invitavano a fermare tutta questa violenza inaudita. Una scena che ci ha mortificato profondamente professionalmente e soprattutto umanamente». Perché una raccolta firme? «Il silenzio è consenso — spiega la docente — ecco che crediamo sia importante riportare l’equilibrio in questa triste vicenda, guidando i ragazzi a capire che non è stata un’azione inevitabile e dovuta ma una scelta assolutamente sbagliata che non si deve ripetere». «Purtroppo sui social — aggiunge ancora la prof — si assiste a pareri contrapposti, tra favorevoli e contrari. Ma questa non è una questione politica, ma un punto fermo di civiltà e democrazia. A noi insegnanti, ancora una volta, il compito di gestire questa strumentalizzazione politica compiuta attraverso i social, dove i ragazzi oggi cercano informazioni e verità». Erano stati gli stessi docenti del Liceo Artistico Russoli di Pisa a divulgar un comunicato di protesta in merito ai fatti accaduti: «Abbiamo assistito a un atto di tale gravità da ritenere impossibile non manifestare il nostro totale e netto dissenso per come è stato gestito in città l’ordine pubblico — hanno spiegato — fronte alla gravità dei fatti accaduti, noi lavoratori del Liceo “Russoli”, che consapevolmente e concretamente sosteniamo da anni e ogni giorno una linea educativa ispirata ai valori della democrazia, del dialogo, del rispetto per la diversità e della libertà di espressione, condanniamo irrevocabilmente e totalmente la scelta repressiva operata oggi contro il corteo manifestante».
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La docente Bisogna guidare i ragazzi a capire: non è stata un’azione inevitabile
È stata una scelta assolutamente sbagliata che non si deve ripetere
La solidaretà L’iniziativa è partita su input di alcuni insegnanti dei licei Nievo e Cornaro