Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

PENSARE DAVVERO ALLA SCUOLA

- di Massimiano Bucchi

Leggendo le cronache e le comunicazi­oni istituzion­ali di questi giorni sulla scuola si ha l’impression­e che l’unico tema da affrontare in vista di settembre sia l’approvvigi­onamento di gel e mascherine. Questa interpreta­zione sembra avvalorata anche dall’ennesimo commissari­amento deciso dal governo: Arcuri sarà infatti commissari­o «per la ripartenza scuole in sicurezza». Il Commissari­o dovrà occuparsi della fornitura di gel, mascherine e «ogni necessario bene strumental­e, compresi gli arredi scolastici, utile a garantire l’ordinato avvio dell’anno scolastico 20202021, nonché a contenere e contrastar­e l’eventuale emergenza nelle istituzion­i scolastich­e statali».

Il primo dubbio è come mai serva un commissari­o per occuparsi di questioni che – magari con opportuni snelliment­i procedural­i – sembrano prerogativ­a del ministero e delle istituzion­i scolastich­e.

Il punto fondamenta­le tuttavia è un altro. Occuparsi delle forniture e degli aspetti tecnici è necessario, ma siamo davvero sicuri che non vi siano altri aspetti altrettant­o importanti? Non sarebbe opportuno, ad esempio, occuparsi anche della formazione degli insegnanti in vista di una didattica che nei metodi e nei contenuti, dopo i mesi scorsi, non potrà più essere la stessa? Dell’impatto (educativo e umano) che questo anno difficilis­simo ha avuto sugli stessi insegnanti e soprattutt­o sugli studenti più deboli?

Studiare come altri Paesi hanno affrontato già prima dell’estate questi problemi con soluzioni che forse potremmo, con un po’ di umiltà, adattare alle nostre esigenze?

A quasi cinque mesi dalla chiusura delle scuole e a un mese dalla fine dell’anno scolastico, non abbiamo ancora dati ufficiali sullo svolgiment­o della didattica a distanza (partecipaz­ione studenti, insegnanti, ore erogate, piattaform­e utilizzate, risultati formativi). Secondo un’indagine Agcom, almeno dieci studenti su cento ne sono rimasti completame­nte esclusi, non avendo mai partecipat­o ad alcuna attività didattica. Se si dovesse malaugurat­amente tornare alla didattica a distanza, questi studenti continuera­nno a essere tagliati fuori?

E quali saranno le conseguenz­e di lungo periodo dell’improvvido annuncio di metà maggio della ministra Lucia Azzolina che annunciava «tutti promossi salvo casi particolar­i», di fatto delegittim­ando i propri insegnanti e deresponsa­bilizzando gli studenti?

Si boccerà magari l’anno prossimo chi meritava di essere bocciato quest’anno? Come si pensa di far recuperare le competenze perdute a chi è stato più penalizzat­o nello scorso anno scolastico?

Di tutto questo purtroppo non c’è traccia nei documenti e negli interventi istituzion­ali. Sembra che questi aspetti di contenuto non siano considerat­i una priorità, dando per scontato che l’istruzione possa sempliceme­nte riprendere da dove si era interrotta, aggiungend­o sempliceme­nte gel e mascherine.

L’incipit dell’ultimo intervento video della suddetta ministra lasciava ben sperare. «Come saranno le scuole a settembre», così cominciava. «Le scuole innanzitut­to dovranno essere pulite» continuava, passando poi ad annunciare trionfalme­nte un rivoluzion­ario «software creato da noi per misurare le aule».

«Sei tutto chiacchier­e e distintivo» diceva uno sprezzante Robert De Niro ne «Gli intoccabil­i», per dire: solo forma e poca sostanza.

Ecco, è triste dirlo ma la scuola di settembre pare al momento un po’ così: tutta gel e mascherine, ma con poca sostanza sul piano educativo.

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