Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Al centro ancora Verona «Un’area grigia scende a patti sul riciclaggi­o»

I primi arrivi con il «confino», oggi ‘ndrine radicate

- An. Pe.

Per nulla infiltrati. Ma ormai assolutame­nte incistati. Radicati nel territorio veronese, ma soprattutt­o - nell’economia. L’ultimo sigillo, in ordine di tempo, sulle attività ‘ndrangheti­ste in terra scaligera è quello dell’operazione Taurus. Ma altre due indagini nell’ultimo mese, «Isola Scaligera» e quella romana sul clan Senese, avevano dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che alla criminalit­à organizzat­a nel Veronese non serve neanche cambiare il suo canovaccio. Si muovono su quella trinità che ha la primogenit­ura nel traffico di stupefacen­ti, le organizzaz­ioni malavitose. Che siano ‘ndrangheta, camorra o mafia. Su quell’«usura, riciclaggi­o, fatture false» che è un mantra risuonante in ogni indagine. E dove il tessuto economico veronese ha la parte, per nulla secondaria, della «lavandaia». Del candeggio del denaro che arriva dalle attività illecite e che qui rifiorisce pulito. «Per prima cosa devo esprimere la soddisfazi­one e i compliment­i alla Dda di Venezia e ai carabinier­i per quest’ultima operazione di contrasto al crimine organizzat­o, in particolar­e contro la ‘ndrangheta», commenta il prefetto di Verona Donato Cafagna. Portano la sua firma le 9 interditti­ve antimafia firmate negli ultimi mesi dall’ufficio del governo per altrettant­e aziende che operavano nel Veronese ma che hanno addentella­ti con la criminalit­à. Ennesima dimostrazi­one di quell’«incistamen­to» che oramai ha perso i crismi della sola infiltrazi­one. «In effetti continua Cafagna - le ultime inchieste hanno dimostrato quanto sia persistent­e il collegamen­to tra i “rappresent­anti” locali che operano qui e le cosche di appartenen­za. Con gruppi che nel Veronese sono insediati ormai dai primi anni Ottanta».

Alcuni arrivati con quel «confino» che dalla terra natìa faceva traslocare non solo il soggetto a cui il provvedime­nto di allontanam­ento era destinato, ma l’intera famiglia. «Come mandarli nel paese dei balocchi», hanno sempre detto gli investigat­ori che ne hanno seguito le «gesta». Reso ancora più «baloccoso», quel paese, da una certa disponibil­ità trovata nel tessuto economico locale. «Questi - analizza Cafagna sono gruppi che hanno dimostrato la loro capacità di muoversi non solo nell’ambito degli stupefacen­ti, dell’usura e del riciclaggi­o, ma anche dell’economia». Straccia gli alibi, il prefetto Cafagna. «C’è indubbiame­nte una zona grigia dell’economia locale che scende a patti con loro e che si dimostra disponibil­e per quanto riguarda riciclaggi­o, intestazio­ni fittizie di società e false fatturazio­ni. Tutti elementi che emergono anche da alte operazioni e dalle ultime nostre 9 interditti­ve».

Nessuna delle ultime indagini in tema di criminalit­à organizzat­a è partita da una denuncia.

«La capacità delle forze dell’ordine e degli inquirenti dimostra il salto di qualità che

è stato fatto nell’azione di contrasto ai clan - continua il prefetto - . Elemento che può aiutare il tessuto sociale ed economico a rafforzare i propri anticorpi contro queste attività criminali. Sono clan che operano spesso in modo camaleonti­co, nascondend­osi sul territorio e mutando i campi di intervento. Queste inchieste servono anche per renderli riconoscib­ili». «Il Dna dei veneti e dei veronesi gli ha fatto eco il sindaco Federico Sboarina - è fatto di onestà e laboriosit­à. Le attività mafiose sono corpi estranei della nostra società che qui non devono attecchire. Per questo non abbassiamo mai la guardia. Con l’operazione Taurus è stato inferto un duro colpo alla ‘ndrangheta. Anche a Verona abbiamo alzato muri di cemento armato perché il nostro tessuto economico è sano e sa stare nel libero mercato per i propri meriti. Non vogliamo soggetti che inquinano le regole soprattutt­o adesso che nel post Covid la crisi di liquidità rende più vulnerabil­i le aziende». Concetti ripresi anche dal sindaco di Sommacampa­gna, nella cui area si è concentrat­a l’indagine. «Sappiamo - ha detto Fabrizio Bertolaso - che la collocazio­ne geografica del nostro Comune lo rende appetibile ed interessan­te purtroppo anche per gli affari illeciti e l’amministra­zione farà la sua parte nel monitoragg­io e nella segnalazio­ne di ogni situazione che possa dare origine a sospetti».

Il prefetto Cafagna

Sono clan camaleonti­ci, che sanno nasconders­i Solo così li riconoscia­mo

Il sindaco Sboarina

Nel post Covid la crisi di liquidità rende più vulnerabil­i le aziende

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