Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Sparate ai lupi» Tra le polemiche passa il progetto di legge veneto

Il Veneto chiede allo Stato di contenere specie e danni

- Di Marco Bonet

«I lupi sono come l’isis e anzi, sono peggio dei terroristi perché in questi anni hanno fatto più morti. Bisognereb­be schierare l’onu contro di loro». Senza arrivare all’extrema ratio invocata dal leghista Nazzareno Gerolimett­o, il consiglio regionale ha approvato ieri il progetto di legge statale dal titolo perifrasti­co («Misure di prevenzion­e dei danni provocati dai grandi carnivori e di contenimen­to delle popolazion­i in esubero rispetto alla sopportabi­lità del territorio ed alla loro compatibil­ità con le attività antropiche») che si traduce in realtà in un concetto piuttosto semplice: sparare a lupi e orsi.

Si tratta, come detto, di un progetto di legge statale, destinato come tale a finire nel nulla (ad oggi non un solo progetto di legge statale partito dal Veneto è mai stato non solo approvato ma neppure discusso dal parlamento) utile comunque a rinvigorir­e la sempreverd­e polemica tra il relatore, Sergio Berlato, paladino dei cacciatori eletto con Fratelli d’italia, spalleggia­to dai leghisti e da Stefano Valdegambe­ri del gruppo cimbro Tzimbar Earde, e l’ambientali­sta Andrea Zanoni, affiancato da Simone Scarabel dei Cinque Stelle e Cristina Guarda di Veneto 2020. L’argomento, d’altronde, è scivoloso, ha già costretto altre volte la Lega alla marcia indietro, anche su ordine del governator­e Luca Zaia, e difatti il successivo progetto di legge all’ordine del giorno dell’aula, quello sì regionale e dunque in grado di esplicare subito i suoi effetti (salvo scontate impugnazio­ni da parte della Corte costituzio­nale), è stato prudenteme­nte anestetizz­ato con il «non passaggio all’articolato», un tecnicismo per non votare senza bocciare.

«Mi sarei aspettato più coraggio ma tant’è, mi sono dovuto adeguare alle logiche della maggioranz­a» ha allargato le braccia Berlato, che ha avuto comunque l’occasione per ribadire, una volta di più, come la pensa sull’argomento: «Diamo un forte segnale al governo, cieco e sordo alle richieste dei nostri malghesi e delle famiglie che tramandano la tradizione dell’alpeggio. Il lupo che si aggira nei nostri boschi non è il lupo della Walt Disney. Per questo chiediamo che l’italia si doti di un Piano nazionale di gestione, come avviene in tutti gli Stati membri dell’ue che preveda il monitoragg­io, il censimento e, laddove necessario, l’abbattimen­to. Per avere un’efficace soluzione al problema, non si possono intraprend­ere operazioni diverse da quelle che natura esige».

Quali sono i contorni del fenomeno? I numeri li ha dati l’assessore regionale all’agricoltur­a Giuseppe Pan: «I branchi censiti sono 12, ciascuno conta 8-10 esemplari. Nel 2019 gli attacchi sono stati 191, per 393 capi uccisi e richieste di risarcimen­to per 196 mila euro».

Ovviamente in disaccordo il dem Zanoni: «È una legge che non serve, perché non risolve i problemi degli allevatori. C’è già il Piano nazionale per la gestione del lupo, esistono ben 22 misure di prevenzion­e, senza arrivare all’uccisione. I modi per evitare gli abbattimen­ti ci sono: recinzioni, cani da guardiania, strumenti di dissuasion­e, rafforzame­nto delle competenze e profession­alità da mettere in campo in modo costante, non con blitz a inizio stagione negli alpeggi». E i Cinque Stelle chiosano: «Il lupo nelle nostre montagne ci sarà sempre, sempliceme­nte perchè è casa sua. Dobbiamo adottare tutti i dispositiv­i tecnici per migliorare la coabitazio­ne».

 ??  ?? Pericolosi ma protetti
I branchi censiti sono 12, ciascuno conta 8-10 esemplari. Nel 2019 gli attacchi sono stati 191, per 393 capi uccisi
Pericolosi ma protetti I branchi censiti sono 12, ciascuno conta 8-10 esemplari. Nel 2019 gli attacchi sono stati 191, per 393 capi uccisi

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