Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sorato, è guerra I difensori ricusano il gup
E in aula va la baciata internazionale
Crac Bpvi, è battaglia legale nel procedimento a carico dell’ex direttore generale Samuele Sorato. Se da una parte il gup Roberto Venditti, con un’articolata ordinanza di nove pagine, tira dritto e respinge le richieste – presentate dalla difesa dell’ex top manager - di astensione per incompatibilità del giudice stesso, così come l’eccezione di legittimità costituzionale, dall’altra parte gli avvocati dell’ex dg della banca non mollano l’osso e fanno sapere che si rivolgeranno alla Corte d’appello. Verrà presentata istanza di ricusazione del giudice, sempre per la presunta incompatibilità, visto che Venditti aveva già giudicato posizioni strettamente connesse a quella di Sorato.
Questo è l’esito dell’udienza fiume che si è tenuta ieri pomeriggio in tribunale a Vicenza. La prossima è fissata per il 6 febbraio: se a quell’epoca l’udienza in Corte d’appello sarà imminente scatterà un rinvio, altrimenti Venditti deciderà sulle ulteriori eccezioni sollevate ieri dall’avvocato difensore Alberto Berardi che, con il collega Fabio Pinelli, assiste Sorato: si va dalla violazione del diritto di difesa per l’elevato costo delle copie degli atti (70mila euro per il formato elettronico, 100mila per quello cartaceo), all’inutilizzabilità degli accertamenti eseguiti dalla procura tra la chiusura indagini e il rinvio a giudizio, fino alla privacy violata del manager riguardo a viaggi, ferie e trasferte. Lo stesso giudice dovrà anche decidere sulle parti civili da ammettere.
Nel frattempo, sempre ieri in un’altra aula del tribunale vicentino si è celebrata l’ennesima udienza del processo a carico del presidente Gianni Zonin e degli altri amministratori e manager della fu Bpvi. In aula ha deposto Mister Sorgente, al secolo Valter Mainetti, azionista di riferimento della holding attiva nell’immobiliare e nella finanza e che amministra nel mondo beni per 5 miliardi di euro.
Rispondendo alle domande dei pm, Mainetti ha ricostruito nel dettaglio un perfetta «baciata internazionale»: si tratta di un finanziamento di 25 milioni, concesso da Bpvi a Sorgente International, che secondo copione furono utilizzati per acquistare azioni della banca stessa. «Andiamo dal romano», si sentiva dire dai top manager della Popolare in un file audio acquisito dalla procura. E il romano era per l’appunto Mainetti, che intratteneva rapporti diretti con l’ex vicedirettore generale Andrea Piazzetta e con Sorato stesso. Ad accentuare l’aspetto cross border dell’operazione c’erano due elementi: da un lato, Bpvi spingeva per entrare nel pool di banche che avrebbero sostenuto Sorgente nell’acquisto di un prestigioso palazzo a Chicago; dall’altro, le azioni Bpvi oggetto della «baciata» vennero cedute alla società di Mainetti non direttamente dalla banca ma dalla sua controllata irlandese Bpv Finance, già nota per avere gestito la famigerata partita degli investimenti sui fondi lussemburghesi, entrati nel mirino delle ispezioni della Bce.
Ma come è finita con i 25 milioni? «I nuovi amministratori della banca ce li hanno chiesti indietro - ha risposto Mainetti -, noi abbiamo replicato: vi restituiamo le azioni». Che, nel frattempo, erano diventate carta straccia o giù di lì.