Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Incarichi agli «amici» in cambio di consulenze Giudice sotto inchiesta
Un avvocato, che lavora anche come giudice onorario in servizio al tribunale civile di Verona - sezione esecuzioni - è indagato dalla procura di Trento. Il sospetto è che, in qualità di magistrato abbia conferito incarichi di custodia giudiziaria a due avvocati veronesi e a un commercialista estense. In cambio, avrebbe ricevuto delle consulenze (per svariate migliaia di euro) come avvocato. Ieri la Finanza ha perquisito il suo studio.
«Per ragione di CONA (VENEZIA) igiene e sanità pubblica è sospeso l’accesso a questo impianto a tutte le persone accolte nel campo base di Cona in attesa di essere sottoposti ai controlli sanitari e vaccinazioni». A gennaio dello scorso anno il cartello anti-profughi era comparso all’ingresso del campo sportivo dell’Asd Pegolotte. Per quella decisione il tribunale sportivo territoriale ha condannato 14 tra dirigenti ed ex dirigenti della squadra: inibito per quattro mesi il presidente Graziano Bardelle, per 80 giorni Roberto Lazzarin, Samuele Baldin, Francesco Bisca, per cento giorni Marina Cecconello e per venti Tiziano Turatti; la società dovrà pagare un’ammenda di 400 euro. E per tutti c’è l’impegno ad organizzare momenti di confronto con i calciatori del campo di accoglienza. Sanzioni alleggerite perché frutto del patteggiamento chiesto dai giurista Fabio Prudenzano; per gli altri ex responsabili dell’Asd Pegolotte, un mese e 15 giorni di sospensione. Il deferimento era stato deciso per «atteggiamento discriminatorio» dopo che il consiglio direttivo aveva sospeso l’accesso ai calciatori richiedenti asilo «per asserite ragioni sanitarie inspiegabilmente rivolte solo a costoro ma in realtà per assecondare il volere di un gruppo di genitori di calciatori minorenni che avevano minacciato massicce defezioni nelle iscrizioni». Feste insieme, tute e bici regalate ai richiedenti asilo, momenti conviviali: le cose erano andate per il verso giusto fino alla morte improvvisa di Sandrine Bakayoko il 2 gennaio. Un paio di settimane dopo era stato ricoverato per encefalite un ragazzo del Bangladesh. E in paese era scoppiato il panico. «Non c’era discriminazione, la sospensione era stata decisa solo per il tempo necessario ad avere le certificazioni sanitarie dall’Asl – assicura Prudenzano -. La sanzione è arrivata a causa delle modalità: i dirigenti avrebbero dovuto attendere il parere dei sanitari prima di adottare decisioni».
Nel campionato Amatori di Treviso, intanto, c’è una squadra di profughi a un passo dalla promozione matematica in serie A: la rosa della Nova Facility (dal nome dell’omonima cooperativa) comprende una ventina di africani che vivono nell’ex caserma Serena, seguiti da uno staff con tanto di preparatore atletico. Nata nel 2015, la Nova Facility aveva già centrato una promozione in serie B: «Giocare a calcio è la prima cosa che i ragazzi ci hanno chiesto - racconta Gian Lorenzo Marinese, il presidente -. Causa lavori e permessi di soggiorno, del gruppo iniziale sono rimasti solo tre ragazzi; la squadra si allena in un parcheggio e ha diversi elementi che potrebbero giocare in categorie superiori». Con le altre squadre, problemi zero: «La palla è rotonda e in campo c’è sempre fair play. Gli avversari ci hanno preso come un’asticella da superare». A Oderzo c’è un’altra Nova Facility, quella che raduna i profughi dell’ex caserma Zanusso. Loro giocano in serie C e hanno raggiunto la semifinale di coppa. Ora le due Nova Facility rischiano di incrociarsi nel campionato interprovinciale: «Se succede chiedo di giocare al Tenni», assicura Pierluigi D’Incà, presidente della Lega Amatori.