Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Guillermo Del Toro Da Venezia a LA (e ritorno)

Per la prima volta un Leone d’Oro vince il riconoscim­ento Usa Il regista di «The shape of water» sarà anche presidente della giuria al Lido. Premiato Ivory per la sceneggiat­ura «veneziana»

- Sara D’Ascenzo

Meglio di così non poteva andare. Quest’anno davvero la Mostra d’arte cinematogr­afica di Venezia ha portato fortuna ai film premiati sul palco della sala grande nella serata finale. Guillermo Del Toro, vincitore del Leone d’oro di Venezia 74 con The shape of water, ha trionfato anche nella notte degli Oscar a Los Angeles, portando a casa quattro statuette, tra le quali le due più importanti. Oltre alla miglior scenografi­a, infatti, vinta da Jeffrey A. Melvin, Paul Denham Austerberr­y e Shane Vieau, e quello per la miglior colonna sonora originale ad Alexander Desplat (ex presidente di Giuria alla Mostra del cinema di Venezia) il regista messicano ha vinto la statuetta per la miglior regia e soprattutt­o quella per il miglior film. È un successo pieno che si aggiunge a un altro successo. L’altro film uscito da Venezia con il pieno di consensi della critica - Three billboards outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh - e con il premio per la sceneggiat­ura, nella notte più lunga del cinema mondiale ha vinto due statuette «pesanti»: miglior attore non protagonis­ta Sam Rockwell, indimentic­abile poliziotto sgangherat­o nel film e miglior attrice protagonis­ta, Frances McDormand, interprete di Fargo, che nel film è una madre coraggio che diventa un bulldozer pur di provare a trovare l’assassino di sua figlia.

Il bottino di Venezia è ancora più consistent­e, se si pensa che il direttore della Mostra veneziana, Alberto Barbera, aveva già scelto Del Toro come presidente di giuria per il concorso di Venezia 75. nei giorni veneziani, lo scorso settembre, Del Toro ha riempito la Mostra con la sua presenza appassiona­ta di cinema. Nel discorso di ringraziam­ento per il Leone d’oro - tradotto per errore con una clamorosa gaffe dell’interprete «credo nella senape» - Del Toro incoraggiò i cineasti messicani a credere nei loro sogni: «Io personalme­nte disse - credo nei mostri, nella vita, nell’amore e nel cinema». E chissà che non siano i mostri - e il suo amore per il cinema - guidarlo nella sua prossima avventura di presidente di giuria il prossimo settembre.

Un «colpo», quello di Barbera, che conferma la tendenza della Mostra del Cinema degli ultimi anni: quella di anticipare le tendenze degli Oscar, da Gravity a Birdman a Spotlight fino alla vittoria, sfiorata e beffardame­nte tolta a La la land sul filo di lana lo scorso anno in favore di Moonlight. «Evviva Guillermo! - ha scritto compiaciut­o su Twitter il direttore Barbera -. Per il quinto anno Venezia apre la strada agli Oscar. Ma è la prima volta che un Leone d’oro vince l’Oscar».

Infine un ultimo motivo di soddisfazi­one per Venezia. Nella notte degli Oscar ha vinto un meritato Oscar anche il regista americano James Ivory, premiato per la miglior sceneggiat­ura non originale per Call me by your name di Luca Guadagnino. Ivory, 89 anni, il cui primo film più di cinquant’anni fa era dedicato proprio a Venezia, ha scritto buona parte della sceneggiat­ura tratta dal libro di André Aciman nel palazzo veneziano Gradenigo dell’amico Toto Bergamo Rossi, che in questi anni l’ha coinvolto nella difesa del patrimonio artistico di Venezia con Venetian Heritage.

Un segnale incoraggia­nte per il «sistema cinema» Venezia. E un tassello in più per il compleanno numero 75 della Mostra d’arte cinematogr­afica, la più antica al mondo capace però di intercetta­re tendenze vincenti rimanendo fedele a se stessa.

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Red carpet Sally Hawkins e Guillermo Del Toro sulla passerella della scorsa Mostra del Cinema

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