Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
A Venezia la musica di Etnoborder Ritmi senza confini
Al via Etnoborder, il nuovo festival veneziano che racconta le diverse declinazioni della musica etnica contemporanea. In scena oggi alle Sale Apollinee del teatro La Fenice il quintetto guidato dai due giovani fratelli tunisini Amine M’raihi (oud) e Hamza M’raihi (kanoun), con il violinista indiano Baiju Bhatt, il sassofonista svizzero Valentin Conus e il suonatore di tabla indiano Prabhu Edouard (ore 18, info www.venetojazz.com).
I due fratelli, accomunati dalla passione per gli strumenti a corda della tradizione musicale araba, hanno sviluppato uno stile che incrocia la musica tradizionale del loro Paese con la musica classica occidentale, jazz, flamenco, musica tradizionale indiana, persiana e di molte altre tradizioni.
Amine e Hamza (nella foto), diplomati in musica orientale, hanno ottenuto il premio nazionale di oud, il liuto arabo, e kanoun, strumento a corde pizzicate come il salterio. Suonano sia composizioni classiche che originali, riferendosi alla musica arabo-andalusa che nelle diverse aeree del Maghreb acquisisce particolarità espressive e nomi differenti. L’ultimo album «Fertile paradoxes» è in vetta alle classifiche internazionali di world music.
L’appuntamento successivo di Etnoborder è fissato il 3 febbraio alle 17.30 nel museo di Palazzo Grimani e avrà protagonista il Trio Squelini in scena con la violoncellista Ditta Rohmann.