Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Primi sequestri a Zonin e Sorato «Nascosti i beni»
Sigilli per 1,7 milioni agli ex vertici di Bpvi
La procura di Vicenza ha ottenuto il sequestro conservativo dei beni nelle disponibilità di Zonin, Sorato e di altre tre manager indagati per il crac della Popolare. Complessivamente si raggiungono gli 1,7 milioni di euro. Il rischio è che li distraessero.
Il blitz della Guardia di finanza è scattato all’alba di ieri e ha portato - per la prima volta da quando la procura ha iniziato a indagare sul crac della Banca Popolare di Vicenza - ad aggredire i beni di cinque manager dell’istituto, compresi l’ex presidente Gianni Zonin e l’ex direttore generale Samuele Sorato.
Si tratta di un sequestro «conservativo», che ha quindi l’obiettivo di mettere al sicuro il patrimonio degli indagati dal rischio che possa essere «disperso» prima di un’eventuale condanna, che li costringerebbe a versare dei risarcimenti. La richiesta al gip Roberto Venditti era stata presentata il 22 dicembre dai pubblici ministeri Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori, e mira a garantire il recupero delle spese del procedimento, in pratica i costi sostenuti dallo Stato nel corso dell’indagine: poco più di 96mila euro per l’attività investigativa e 186mila euro di compensi per i super-consulenti incaricati di analizzare le manovre finanziarie messe in atto dai vertici dell’istituto negli anni passati. Il tutto aumentato del 40% per il numero degli incaricati, il che ha portato alla richiesta di sequestrare 346.248 euro. In casi come questi, poi, la legge prevede che i sigilli vengano disposti per i beni di ciascun imputato. E, visto che il giudice ha dato il via libera ad agire nei confronti solo di cinque degli otto manager sotto inchiesta, il conto complessivo arriva a un milione e 700mila euro. Destinatari, oltre a Zonin e Sorato, l’ex componente del Cda (ed ex presidente di Confindustria Vicenza) Giuseppe Zigliotto, l’ex vice-dg Andrea Piazzetta e il funzionario Massimiliano Pellegrini. In prati- ca, coloro che negli ultimi due anni avrebbero messo in atto manovre che, secondo gli investigatori, miravano a far sparire i propri beni intestandoli a parenti, amici o prestanome. In un caso, perfino acquistando lingotti d’oro «facilmente occultabili». Per il gip c’era quindi la possibilità che «l’attività dismissiva concretizzi il rischio di diminuizione della garanzia per il soddisfacimento del credito derivante da un’eventuale futura condanna». In pratica, c’era il pericolo che si perdessero le tracce dei soldi, lasciando a bocca asciutta le vittime. Il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, conferma che «alcuni indagati sembrano aver messo in atto delle manovre per impoverirsi artificialmente» e sottolinea l’importanza «anche simbolica che questo sequestro riveste per l’opinione pubblica». Ieri mattina i finanzieri hanno quindi sequestrato ai cinque indagati diverse auto di lusso, case, quote azionarie e, nel caso di Zonin, perfino un bosco e un vigneto. «Il sequestro giova anche alle parti civili» sottolinea il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, Crescenzo Sciaraffa. E in effetti spalanca le porte a una raffica di richieste analoghe che potrebbero arrivare dai risparmiatori che hanno chiesto di costituirsi parte civile nei confronti degli ex vertici Bpvi.
Soddisfazione da parte dell’Unione Consumatori: «È un’ottima notizia - spiega il presidente, Massimiliano Dona - finalmente sono stati fatti i primi sequestri. Ora aumentano le possibilità per i risparmiatori di poter rientrare di parte del denaro perso».