Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Asse in parlamento spunta il fondo salva risparmiatori
Emendamento bipartisan: «Subito 150 milioni»
È approdato in Senato un emendamento alla Legge di Stabilità, firmato dal sena- tore Giorgio Santini, intorno a cui si sta raccogliendo un con- senso parlamentare bipartisan. Prevede l’istituzione di un fondo per i risparmiatori «traditi» dalle ex Popolari venete. Il sottosegretario Baretta: «Stabiliamo un principio di ristoro».
Un fondo per i risparmiatori traditi dalle banche sulla falsariga del fondo per le vittime dell’usura. È il legato che porta a Roma il viaggio in treno in Veneto di Matteo Renzi, idea maturata dopo il colloquio col presidente del Codacons Franco Conte e con i referenti delle associazioni delle banche Venete che non si arrendono all’azzeramento del valore delle azioni gonfiate. «Adesso puntiamo a creare un fondo per il risparmio tradito, come richiesto dalle associazioni dei consumatori – ha detto Renzi - Nel frattempo la commissione d’inchiesta sulle banche voluta dal Pd sta lavorando bene per capire chi ha sbagliato. E chi ha sbagliato deve pagare: non è populismo, è giustizia».
Ieri dal Senato è arrivato un emendamento alla Legge di Stabilità 2018 ad hoc a firma del senatore Giorgio Santini, segno che la cosa viaggiava da tempo. È un suggerimento di modifica all’articolo 96 e recita: «È istituito un fondo denominato Fondo per le vittime di reati finanziari in favore di coloro che hanno subito danni a seguito di situazioni di crisi del sistema creditizio, con dotazione iniziale per ciascuno degli anni 2018, 2019, 2020, definita con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze da emanare entro 60 giorni».
I soldi ai quali attingere sono quelli dei conti correnti dormienti e del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi «con euro 50 milioni per ciascuno degli anni 2018, 2019, 2020 e ad esso vengono vincolate una quota parte delle entrate dovute alla cessione degli Npl degli istituti di credito veneto posti in liquidazione».
Vale a dire che una parte dei mutui ai quali i debitori delle ex venete non riusciranno a far fronte e che dovranno essere recuperati in maniera coatta dalla «bad bank» Sga concorreranno a rimpinguare il fondo di ristoro.
Un loop che farà discutere il Parlamento, ma a favore della creazione del Fondo depone l’unanime disponibilità dei partiti e anche l’evidenza che la vigilanza è stata poco occhiuta, come testimonia lo scambio di accuse tra Bankitalia e Consob che va avanti da giorni in commissione bicamerale d’inchiesta. Circostanza che apre la strada alla soluzione politica della vicenda che ha bruciato qualcosa come 10 miliardi di risparmi di 200mila soci e che non è stata risolta dall’adesione di 70mila di loro al patto di non belligeranza in Tribunale in cambio di un risarcimento del 15% del valore perso.
Il fondo sarà sopratutto per le venete: «È finalizzato al soddisfacimento, in tutto o in parte e proporzionalmente, dei crediti risarcitori di azionisti ed obbligazionisti subordinati
Baretta Stabiliamo un principio di ristoro per chi ha subito danni a causa di gestioni sbagliate
delle due banche venete, Bpvi e Veneto Banca, che abbiano perfezionato l’insinuazione dei propri crediti al passivo della liquidazione coatta amministrativa e tali siano stati accertati nello stato passivo». Debitori chirografari, quindi. Un fondo rotativo della Cassa Depositi e Prestiti svolgerà la parte operativa e per garantire la trasparenza, l’intera gestione dei rimborsi sarà affidata all’autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone. «Si punta a a stabilire un principio di ristoro per tutti coloro che sono stati danneggiati dalle gestioni bancarie – spiega il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta – Lo Stato non mette soldi perché non è lo Stato che ha creato un danno. Cerca, semmai, la soluzione. Ovvio che poi dovremo lavorare per stabilire i criteri per definire i danneggiati e delle priorità».
Materialmente bisognerà distinguere tra chi ha acquistato azioni convinto di fare un investimento redditizio e consapevole del rischio e chi invece pensava che quelle azioni fossero un salvadanaio, come i titoli di Stato. Distinguere, insomma, gli speculatori dalle vittime. L’unica bussola, al momento, pare quella del Mifid, il profilo di competenza e consapevolezza degli investitori fatto sottoscrivere dalle banche venete al tempo dell’acquisto e alterato per far cassa nella giostra delle baciate e così pure pensionati, casalinghe e giovani del tutto a digiuno di finanza risultavano avere la competenza di un broker.
Più che attendere le sentenze, il governo punta su un arbitrato per distinguere le vittime dai soci consapevoli. Ed è una partita sulla quale difficilmente in Parlamento ci saranno battaglie politiche perché nessun partito è contrario al risarcimento dei truffati, a costo di dar ragione alla maggioranza.
La battaglia ci sarà sui criteri, visto che i cinquanta milioni di euro l’anno sono una goccia nel mare del crack delle venete. «È stato un vero e proprio Vajont del risparmio», hanno detto a Renzi i rappresentanti di Codacons, Adusbef e Ania.