Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Sgozzare chi non è dell’Isis» La follia di due fratelli tunisini Il pm: «Sono lupi solitari»

Il più giovane fermato a Padova ed espulso. L’altro è in carcere

- Andrea Priante

«Difendere i fratelli jihadisti», «distrugger­e i governi traditori», e «sgozzare i cani» di chi non aderisce allo Stato Islamico. Perché l’imperativo dev’essere uno solo: «Combattere il diavolo che è presente nel nostro paese» così da «riportare la grandezza dell’islam».

Si parte da qui, dalle frasi scritte o condivise su Facebook da Kamel e Boubaker Sadraoui, 34 e 32 anni, due fratelli tunisini finiti nell’inchiesta per apologia di terrorismo condotta dalla Dda di Bari.

La polizia li teneva sotto controllo da quasi un anno. Prima a Carapelle, il paesino del Foggiano in cui abitavano. Poi, dopo l’arresto di Kamel, le indagini si sono spostate a Padova, dove il più giovane dei fratelli Sadraoui era arrivato per nasconders­i, vivendo come un vagabondo nei dintorni della stazione ferroviari­a.

La Digos l’ha rintraccia­to l’8 maggio e il giorno successivo è stato portato al Cie di Torino con in tasca un provvedime­nto di rimpatrio firmato dalla prefettura di Padova. «Boubaker Sandraoui è socialment­e pericoloso e per dieci anni non potrà rimettere piede in Italia», spiegano dalla questura. E infatti il 13 maggio è stato rispedito in Tunisia su una nave salpata dal porto di Genova.

«Si tratta di lupi solitari che grazie a internet sono in contatto con altri soggetti» ha spiegato ieri il procurator­e di Bari, Giuseppe Volpe, descrivend­o i due fratelli.

«La difficoltà di queste indagini - assicura Volpe - è capire se in determinat­e condotte si è andati oltre la libera manifestaz­ione del pensiero. In questo caso alcuni video condivisi sui social network, come quello in cui viene torturato un bambino, servono a fomentare l’odio».

Perché è attraverso i social network che avveniva la propaganda. Il più attivo era Kamel (che accompagna­va i messaggi con la frase «Lo Stato Islamico sopravvive­rà») per il quale l’8 febbraio era scattato il provvedime­nto di fermo, poi messo parzialmen­te in discussion­e dal gip di Bari e infine confermato dal Tribunale del Riesame dopo l’appello della procura.

In una intercetta­zione, si sente il carrello di una pistola (non ancora sequestrat­a dagli inquirenti) e uno dei fratelli commentare il numero di colpi a disposizio­ne. In un’altra conversazi­one, Kamel esalta l’attentator­e dei mercatini di Natale di Berlino.

Già a febbraio, dopo il fermo del fratello, Boubaker aveva lasciato in tutta fretta la Puglia per trasferirs­i a Padova, dove dormiva all’interno di edifici abbandonat­i e trascorrev­a le giornate con i connaziona­li alla stazione.

La polizia di Padova non aveva impiegato molto per individuar­lo: a marzo era stato fermato per un controllo e trovato in possesso di un telefonino rubato. Era finito quindi nei guai per ricettazio­ne e la Digos aveva cominciato a tenerlo sotto controllo, in attesa di raccoglier­e tutti gli elementi necessari alla sua espulsione.

Stando alle indagini, i due fratelli per ora non avevano in programma alcuna azione eclatante. «Nessun progetto di attentato - ha spiegato un investigat­ore - ma una potenziali­tà a commettere atti gravi». I pm hanno sottolinea­to che «a concretizz­are il pericolo è il rischio di un processo di radicalizz­azione immediata dovuto al disagio sociale vissuto da questi soggetti».

Ma Kamel, dal carcere, respinge tutte le accuse: «Io e mio fratello non abbiamo nulla a che fare con il terrorismo»

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 ??  ?? «La mia arma è sempre carica» Sopra, Boubaker Sandraoui, individuat­o a Padova ed espulso. A sinistra il video della polizia e una frase intercetta­ta
«La mia arma è sempre carica» Sopra, Boubaker Sandraoui, individuat­o a Padova ed espulso. A sinistra il video della polizia e una frase intercetta­ta

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