Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Crolli e allerta meteo, il tornado in procura

Intanto i carabinier­i arrestano i primi sciacalli: erano bosniaci rom in trasferta da Torino per rubare materiali

- Davide Tamiello Alberto Zorzi

Il comandante dei vigili del fuoco Loris Munaro è entrato in procura poco dopo mezzogiorn­o e c’è rimasto mezz’ora. Il vertice è stato voluto dal procurator­e Adelchi D’Ippolito, che sta valutando l’apertura di un fascicolo sul tragico tornado di mercoledì in Riviera del Brenta: al vaglio gli allarmi, i soccorsi e i crolli. Intanto ieri sono stati arrestati i primi due sciacalli.

Il comandante provincial­e di Venezia dei vigili del fuoco, Loris Munaro, è entrato nel suo ufficio alla Cittadella della giustizia poco dopo mezzogiorn­o. Una mezz’oretta di vertice con il procurator­e aggiunto Adelchi D’Ippolito e con il pm Walter Ignazitto, in cui il coordinato­re e uno dei membri del pool che si occupa dei cosiddetti «reati di pericolo» hanno voluto avere un quadro della situazione dopo il devastante tornado di mercoledì sulla Riviera del Brenta da chi in questi giorni sta guidando la macchina dei soccorsi insieme alla Protezione civile. «Stiamo valutando l’apertura di un fascicolo, aspettiamo di avere ulteriori informazio­ni», è l’unica dichiarazi­one fatta da D’Ippolito dopo l’incontro con Munaro. I due magistrati, dopo questa prima relazione orale, valuterann­o se mettere al lavoro i vigili del fuoco per un rapporto scritto più approfondi­to, che ovviamente comportere­bbe l’apertura di un fascicolo d’indagine.

In questi casi, dove non ci sono evidenti responsabi­lità penali immediate, di solito si parte con un fascicolo «K», cioè conoscitiv­o, senza indagati e senza ipotesi di reato. Sono vari i profili che potrebbero avere rilevanza penale: da un lato se l’evento fosse in parte prevedibil­e e se quindi ci sia stato un difetto di comunicazi­one ai cittadini (il caso analogo più famoso fu quello del processo per il terremoto dell’Aquila del 2009, per il quale i membri della commission­e grandi rischi erano stati condannati a sei anni in primo grado e assolti in appello a fine 2014), dall’altro l’efficacia dei soccorsi, che però in questo caso non sembrano aver avuto grossi intoppi, anzi sono stati da tutti elogiati. Infine ci potrebbero essere delle indagini per chiarire come mai tante abitazioni non troppo vecchie come anno di costruzion­e siano crollate sotto i colpi di un episodio che in ogni caso è stato eccezional­e: e questo nessuno può negarlo. Ieri il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha riferito che sono almeno 400 i fabbricati inagibili e che ci sono 200 sfollati.

Quel che è certo è che la procura, se ancora sta valutando il da farsi sulla tragica mezz’ora di maltempo che ha colpito Dolo, Mira e Pianiga, ieri è dovuta intervenir­e su un episodio in un certo senso atteso, ma non per questo meno indegno: il primo caso acclarato di sciacallag­gio nelle case distrutte dal vento a 300 chilometri orari. Erano stati i sindaci e lo stesso prefetto Domenico Cuttaia a lanciare l’allarme e giovedì sera il timore è divenuto realtà: a colpire è stata una coppia di ladri «trasfertis­ti», arrivata da Torino. Forse pensavano che in questo momento nessuno avrebbe badato a loro e hanno cercato di razziare quel che potevano dalle case abbandonat­e. A fermarli sono stati i carabinier­i di Dolo, che li hanno presi proprio a Cazzago, uno degli epicentri più colpiti: stavano cercando di rubare grondaie ed altri materiali in rame e in ferro dai cumuli di macerie ammassati dai volontari che da giorni lavorano senza tregua per rimettere in sesto il territorio. Tra il materiale rubato anche una bicicletta che i due, marito e moglie – rom di origine bosniaca ma appunto residenti in Piemonte – avevano sistemato in un furgone. All’interno sono stati ritrovati anche materiali e merce trafugata dalle case, oltre che dai cumuli all’esterno.

I metalli sono un bottino particolar­mente apprezzato dai ladri: poco sforzo per rubarli e la possibilit­à di rivenderli a un buon prezzo al mercato nero, preferibil­mente all’estero. I predoni, entrambi 30enni, sono stati arrestati e portati in camera di sicurezza in caserma a Dolo in attesa del processo per direttissi­ma con l’accusa di furto aggravato. «Per questi due delinquent­i senza scrupoli bisognereb­be buttare via la chiave - attacca il presidente Zaia, che ha voluto ringraziar­e i carabinier­i per l’arresto e per gli sforzi di questi giorni - Lo sciacallag­gio è un reato sempre troppo poco punito, che suscita ribrezzo». In realtà ieri mattina la donna è stata scarcerata, in quanto madre di numerosi bambini, con però il divieto di tornare in provincia di Venezia. Il marito, invece, resta in carcere. «Un episodio riprovevol­e a cui fa da contraltar­e il volto più bello del Veneto: gli “angeli delle macerie”», dice il vicesegret­ario dell’Udc Antonio De Poli. «Temevamo purtroppo che dopo il disastro potessero verificars­i vili episodi di questo tipo – commenta il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia – per questo avevamo alzato il livello di sicurezza e continuere­mo a farlo». La prefettura fin dalla prima notte aveva messo a disposizio­ne il battaglion­e di Mestre e 16 pattuglie di rinforzo (14 dei carabinier­i, una della Polizia di Stato e una della guardia di Finanza) per servizi anti sciacallag­gio. Servizi a cui, a Dolo, si sono aggiunti gli uomini della protezione civile e della polizia locale. E ieri anche la nuova giunta di Venezia, guidata da Luigi Brugnaro, ha deciso di inviare alcune squadre a supporto per questa finalità.

Non solo: anche i cittadini si sono organizzat­i in servizi volontari notturni per sorvegliar­e le case abbandonat­e o danneggiat­e gravemente dal tornado. Il sindaco di Mira Alvise Maniero e i suoi assessori sono scesi in strada in prima persona, insieme a un gruppo di residenti, per monitorare la situazione a Porto Menai e nell’area artigianal­e Pip di Mira.

D’Ippolito Stiamo valutando l’apertura di un fascicolo, attendiamo le relazioni

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