Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Crolli e allerta meteo, il tornado in procura
Intanto i carabinieri arrestano i primi sciacalli: erano bosniaci rom in trasferta da Torino per rubare materiali
Il comandante dei vigili del fuoco Loris Munaro è entrato in procura poco dopo mezzogiorno e c’è rimasto mezz’ora. Il vertice è stato voluto dal procuratore Adelchi D’Ippolito, che sta valutando l’apertura di un fascicolo sul tragico tornado di mercoledì in Riviera del Brenta: al vaglio gli allarmi, i soccorsi e i crolli. Intanto ieri sono stati arrestati i primi due sciacalli.
Il comandante provinciale di Venezia dei vigili del fuoco, Loris Munaro, è entrato nel suo ufficio alla Cittadella della giustizia poco dopo mezzogiorno. Una mezz’oretta di vertice con il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito e con il pm Walter Ignazitto, in cui il coordinatore e uno dei membri del pool che si occupa dei cosiddetti «reati di pericolo» hanno voluto avere un quadro della situazione dopo il devastante tornado di mercoledì sulla Riviera del Brenta da chi in questi giorni sta guidando la macchina dei soccorsi insieme alla Protezione civile. «Stiamo valutando l’apertura di un fascicolo, aspettiamo di avere ulteriori informazioni», è l’unica dichiarazione fatta da D’Ippolito dopo l’incontro con Munaro. I due magistrati, dopo questa prima relazione orale, valuteranno se mettere al lavoro i vigili del fuoco per un rapporto scritto più approfondito, che ovviamente comporterebbe l’apertura di un fascicolo d’indagine.
In questi casi, dove non ci sono evidenti responsabilità penali immediate, di solito si parte con un fascicolo «K», cioè conoscitivo, senza indagati e senza ipotesi di reato. Sono vari i profili che potrebbero avere rilevanza penale: da un lato se l’evento fosse in parte prevedibile e se quindi ci sia stato un difetto di comunicazione ai cittadini (il caso analogo più famoso fu quello del processo per il terremoto dell’Aquila del 2009, per il quale i membri della commissione grandi rischi erano stati condannati a sei anni in primo grado e assolti in appello a fine 2014), dall’altro l’efficacia dei soccorsi, che però in questo caso non sembrano aver avuto grossi intoppi, anzi sono stati da tutti elogiati. Infine ci potrebbero essere delle indagini per chiarire come mai tante abitazioni non troppo vecchie come anno di costruzione siano crollate sotto i colpi di un episodio che in ogni caso è stato eccezionale: e questo nessuno può negarlo. Ieri il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha riferito che sono almeno 400 i fabbricati inagibili e che ci sono 200 sfollati.
Quel che è certo è che la procura, se ancora sta valutando il da farsi sulla tragica mezz’ora di maltempo che ha colpito Dolo, Mira e Pianiga, ieri è dovuta intervenire su un episodio in un certo senso atteso, ma non per questo meno indegno: il primo caso acclarato di sciacallaggio nelle case distrutte dal vento a 300 chilometri orari. Erano stati i sindaci e lo stesso prefetto Domenico Cuttaia a lanciare l’allarme e giovedì sera il timore è divenuto realtà: a colpire è stata una coppia di ladri «trasfertisti», arrivata da Torino. Forse pensavano che in questo momento nessuno avrebbe badato a loro e hanno cercato di razziare quel che potevano dalle case abbandonate. A fermarli sono stati i carabinieri di Dolo, che li hanno presi proprio a Cazzago, uno degli epicentri più colpiti: stavano cercando di rubare grondaie ed altri materiali in rame e in ferro dai cumuli di macerie ammassati dai volontari che da giorni lavorano senza tregua per rimettere in sesto il territorio. Tra il materiale rubato anche una bicicletta che i due, marito e moglie – rom di origine bosniaca ma appunto residenti in Piemonte – avevano sistemato in un furgone. All’interno sono stati ritrovati anche materiali e merce trafugata dalle case, oltre che dai cumuli all’esterno.
I metalli sono un bottino particolarmente apprezzato dai ladri: poco sforzo per rubarli e la possibilità di rivenderli a un buon prezzo al mercato nero, preferibilmente all’estero. I predoni, entrambi 30enni, sono stati arrestati e portati in camera di sicurezza in caserma a Dolo in attesa del processo per direttissima con l’accusa di furto aggravato. «Per questi due delinquenti senza scrupoli bisognerebbe buttare via la chiave - attacca il presidente Zaia, che ha voluto ringraziare i carabinieri per l’arresto e per gli sforzi di questi giorni - Lo sciacallaggio è un reato sempre troppo poco punito, che suscita ribrezzo». In realtà ieri mattina la donna è stata scarcerata, in quanto madre di numerosi bambini, con però il divieto di tornare in provincia di Venezia. Il marito, invece, resta in carcere. «Un episodio riprovevole a cui fa da contraltare il volto più bello del Veneto: gli “angeli delle macerie”», dice il vicesegretario dell’Udc Antonio De Poli. «Temevamo purtroppo che dopo il disastro potessero verificarsi vili episodi di questo tipo – commenta il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia – per questo avevamo alzato il livello di sicurezza e continueremo a farlo». La prefettura fin dalla prima notte aveva messo a disposizione il battaglione di Mestre e 16 pattuglie di rinforzo (14 dei carabinieri, una della Polizia di Stato e una della guardia di Finanza) per servizi anti sciacallaggio. Servizi a cui, a Dolo, si sono aggiunti gli uomini della protezione civile e della polizia locale. E ieri anche la nuova giunta di Venezia, guidata da Luigi Brugnaro, ha deciso di inviare alcune squadre a supporto per questa finalità.
Non solo: anche i cittadini si sono organizzati in servizi volontari notturni per sorvegliare le case abbandonate o danneggiate gravemente dal tornado. Il sindaco di Mira Alvise Maniero e i suoi assessori sono scesi in strada in prima persona, insieme a un gruppo di residenti, per monitorare la situazione a Porto Menai e nell’area artigianale Pip di Mira.
D’Ippolito Stiamo valutando l’apertura di un fascicolo, attendiamo le relazioni