Minoranze, sul dopo Olivi alta tensione
Tensioni dentro ai gruppi della minoranza. Martedì in consiglio provinciale si discuterà l’avvicendamento di Alessandro Olivi (Pd) dopo le sue dimissioni dal consiglio di presidenza. Sara Ferrari ha chiesto anche le dimissioni di Dallapiccola (Patt) e Degasperi (Onda). Ma la risposta è stata «no».
«Per evitare che martedì si celebri un processo al vicepresidente Alessandro Olivi, meglio sarebbe spostare la questione sul presidente Walter Kaswalder», ha proposto la capogruppo dem Sara Ferrari. Martedì, infatti, il Consiglio provinciale dovrà prendere atto delle dimissioni del consigliere del Pd dal suo incarico a palazzo Trentini, rassegnate dopo lo «scandalo» delle erogazioni pubbliche dell’Emergenza-Covid, e procedere alla surroga. Per la capogruppo dem Sara Ferrari, che ha proposto la strategia, sarebbe utile ribaltare il discorso, ponendo il presidente al centro del dibattito politico. Questa l’idea: che si dimettano anche gli altri componenti di minoranza dell’Ufficio di presidenza, così la maggioranza sarà costretta a rimettere tutto in discussione, anche Kaswalder accusato dall’opposizione di essere troppo parziale nel suo ruolo che dovrebbe essere invece di garanzia per tutti. Sarebbe infatti imbarazzante rimanere con il cerino in mano, nell’incapacità di indicare un nuovo vicepresidente del presidente che l’opposizione da mesi sta criticando aspramente e verso cui è arrivata addirittura a presentare una mozione di sfiducia. L’idea della capogruppo del Pd e stata però respinta, per ragioni di opportunità ma anche per ragioni pratiche. E soprattutto per mancanza di unità delle minoranze, divise al loro interno da questioni più personali che politiche.
Se anche si dimettessero i due questori in quota delle minoranze — Michele Dallapiccola del Patt e Filippo Degasperi di Onda Civica — chi lo dice che cadrebbe conseguentemente anche Walter Kaswalder? Questa domanda, posta dall’autonomista Ugo Rossi, ha spiazzato tutti. Si fermerebbe di fatto l’Ufficio di presidenza ma nulla vieterebbe che fosse proposta la surroga anche dei due dimissionari: a differenza della maggioranza qualificata di 24 voti richiesta per l’elezione del vice, che spetta di diritto alla minoranza, per i semplici questori basta la maggioranza semplice. La Lega, e gli altri partiti che esprimono la giunta, potrebbero votarsi in autonomi entrambi i componenti. L’Ufficio di presidenza sarebbe quindi bell’e fatto nuovamente, senza il vicepresidente, ma garantendo all’organismo completa funzionalità.
Ma se anche tutto cadesse come un domino, e la proposta di Sara Ferrari fosse presa in considerazione, le dimissioni di Degasperi e Dallapiccola non sembrano arrivare
Il nodo Nessuna intesa trovata finora prima di arrivare in Aula
facilmente: senza la garanzia di tornare al loro posto, la mancata riconferma verrebbe letta come un giudizio sul loro operato. «Decidano loro, mi facciano sapere», ha dichiarato l’esponente di Onda Civica, rimettendosi al giudizio degli altri capigruppo di minoranza. Ma una condizione l’avrebbe posta — indirettamente, perché alla riunione della minoranza era assente — che al posto suo non sia nominato l’ex compagno di partito, il grillino Alex Marini. Dallapiccola ha invece posto una questione pratica: non sapendo se si potrà tornare in quell’organismo, meglio rimanere e presidiare, con la forza anche di stoppare eventuali provvedimenti perché due contro due (in maggioranza ci sono infatti solo Kaswalder e la capogruppo della Lega Mara Dalzocchio) il regolamento dice che vince chi è contrario. Nella disputa, che segna le distanza tra le forze della minoranza, si inserisce anche Futura: Paolo Ghezzi e Lucia Coppola mirano a un posto nel futuro Ufficio di presidenza, forti di essere un gruppo che conta due componenti, mentre sia Marini che Degasperi, dividendosi, hanno ognuno un gruppo a sé.
Le divisioni interne dentro le forze dell’opposizione impediscono ogni strategia, tanto che Alex Marini ha lasciato la riunione dei capigruppo della minoranza dicendo platealmente: «Di questi giochetti sono stufo». Martedì, quindi, la minoranza non deciderà chi sarà il sostituto di Alessandro Olivi, e il vicepresidente non sarà votato. Dallapiccola e Degasperi non si dimetteranno e tutto andrà avanti come prima.