La fuga del maschio
Caro direttore, sul Corriere del Trentino di ieri ho letto sia l’ottimo fondo di Ugo Morelli sia l’intervento delle esponenti Pd, Cogo e Ferrari, riguardo la mozione sulla parità di genere presentata dalla senatrice trentina di Italia Viva, Donatella Conzatti. Entrambi gli interventi sembrano attaccare i colleghi senatori che fuggono alla buvette anziché rimanere in Aula mentre si illustra lo sforzo enorme che l’altra metà del cielo ha dovuto fare dentro le abitazioni per tenere assieme famiglia, lavoro, studio per poi vedersi, nella fase 2, un sovraccarico ulteriore visto che si sta aprendo il mondo del lavoro ma non la scuola.
Il Parlamento rappresenta il Paese. La fuga verso la buvette è lo specchio della fuga dalle responsabilità del maschio. Il suo terreno, evidentemente, non è ancora la cura, la raccolta, il ben-essere della famiglia ma la caccia, la guerra (cos’è la riapertura se non una necessità di non perdere la battaglia commerciale), l’affermazione di se. Il maschio si muove in branco per poi tornare a casa con la preda. E sta agli ordini del capobranco. I capigruppo, uscendo dall’aula, hanno dimostrato tutta la loro paura nei confronti dell’ascesa al femminile che sta sfondando tutti i tetti di cristallo: prefetture, medicina, magistratura, manager d’azienda. Le donne studiano di più e hanno sempre più accesso a cariche che prima erano riservate solo a noi maschi. Sono rimasti due soli luoghi identitari dove contarci: la chiesa e la politica. Guarda caso gli unici due luoghi dove non si accede per titoli ed esami.
Vi sono però degli interstizi di speranza. Papa Francesco, pur tra resistenze millenarie, ha nuovamente istituito una commissione per il diaconato femminile. Pochissimi senatori anche di opposizione (è proprio vero che si muore soprattutto di fuoco amico) sono rimasti in Aula. Insomma, contrariamente a ciò che propone la senatrice, intravedo nel fondo di Ugo Morelli una volontà di aiutare il maschio impaurito da un’aula al femminile; che necessita sia della rassicurazione del branco che della buvette (in psicoanalisi quest’ultima potrebbe surrogare il soggetto materno idealizzato). La persona da aiutare non mi sembra poi tanto la donna ma la sua controparte ancora ingabbiato tra paure ancestrali e bisogno di affermazione.