«La sicurezza passa anche dalla psicologia»
Il nuovo questore Cracovia: «Daremo fiducia ai cittadini. La priorità resta garantire la legalità»
«Ho sempre cercato di analizzare le cause che influiscono sulla sicurezza percepita. Spesso è un aspetto psicologico che prescinde dalla realtà». Così Claudio Cracovia, nuovo questore di Trento, si presenta.
TRENTO Nato e vissuto a Trieste, dove si è laureato in Giurisprudenza, Claudio Cracovia sarà il nuovo questore di Trento a partire da lunedì. Approda nel capoluogo all’età di 64 anni dopo una lunga esperienza professionale, iniziata nella città natale e proseguita a Torino (dove è stato per circa trent’anni), Alessandria, Lucca, Udine e Ancona, di cui è stato il questore negli ultimi undici mesi. Nel suo curriculum figurano anche incarichi particolarmente delicati, come quello di dirigente del centro operativo della direzione investigativa antimafia di Piemonte e Valle d’Aosta, ricoperto nei tre anni precedenti alle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Nel ruolo di questore, invece, «ho sempre considerato fondamentale non rimanere arroccati nei castelli e fare dell’ascolto una delle attività principali», spiega.
Questore Claudio Cracovia, ha già preparato le valigie?
«Sto ancora impacchettando tutto quello che si può impacchettare e poi si parte. Domenica arriverò a Trento. Sono molto contento ed entusiasta per questa nuova sfida».
Si è sentito con il suo predecessore, il questore Giuseppe Garramone?
«Ci siamo salutati e ci siamo scambiati attestati di stima, ma non abbiamo approfondito la realtà trentina. Solitamente preferisco arrivare in un posto nuovo come una tabula rasa e conoscere il territorio partendo da zero».
A Lucca, Udine e Ancona, dove è stato questore negli ultimi otto anni, quali sono state le azioni che hanno caratterizzato la sua attività?
«Non penso di percorrere strade particolari rispetto a quelle che impongono i miei doveri. Una cosa che mi caratterizza è forse quella di fare dell’ascolto una delle mie principali attività, che poi cerco sempre di tradurre in operazioni concrete. Ritengo fondamentale non rimanere arroccati nei castelli e uscire fuori a conoscere bene le persone. In questo senso, ho sempre fatto mio il motto della polizia di Stato “esserci sempre”».
Confrontandosi con i cittadini, avrà avuto modo sicuramente di accorgersi di come la domanda di sicurezza sia sempre più crescente. Come si rapporta a questa tendenza?
«Ho sempre cercato di analizzare e di capire quali sono le cause che maggiormente influiscono sulla sicurezza percepita, per poi valutare i vari interventi. Siccome spesso è un aspetto psicologico che prescinde dalla realtà, bisogna incidere su questi specifici meccanismi. Sicuramente non è facile, ma bisogna mettere in campo tutti gli strumenti possibili senza rassegnarsi. Anzi, questo aspetto deve spingere a una maggiore determinazione e fermezza da parte nostra, iniziando così a trasmettere più fiducia nei cittadini».
Venendo al Trentino, uno dei fronti caldi in materia di ordine e pubblica sicurezza è la presenza attiva di gruppi anarchici. Si è già confrontato in passato con queste realtà?
«Si, ho già avuto modo di affrontare tematiche di questo tipo, ma cerco sempre di non partire con preconcetti e di capire bene il fenomeno. È chiaro che cercheremo di porre in essere tutte quelle iniziative a tutela della sicurezza pubblica. L’obiettivo rimane sempre quello di garantire la legalità».
Invece, una delle richieste principali dei residenti della città, in particolare del centro storico, è quella di mettere fine alle attività di spaccio. Come intenderà muoversi?
«Innanzitutto, cercherò di capire il fenomeno dalle voci non solo dei miei collaboratori, ma anche dei residenti, per capire la situazione reale. Dopodiché, chiaramente non posso ancora sbilanciarmi, calibreremo tutte le azioni possibili al tipo di situazione. Insomma, non starò a guardare in maniera passiva».