Coronavirus, le imprese sono in apprensione: aiuti dal governo cinese
Bonazzi: produzione continua, governo cinese vicino
In cinque hanno terminato la quarantena. Intanto le imprese trentine sono in apprensione. Aiuti dal governo cinese.
TRENTO «Sono 35 le persone in isolamento volontario tra Sardagna e le abitazioni private». Un numero che secondo Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del Dipartimento Salute della Provincia, è destinato via via a diminuire: «Ieri ha lasciato la quarantena una ragazzo ospite dell’hotel Panorama e altre quattro persone che hanno trascorso i 14 giorni di isolamento all’interno delle loro abitazioni. Contiamo che a Sardagna entro la fine della settimana rimanga soltanto una persona, gli altri saranno tutti usciti».
Sardagna, una volta che se ne sarà andato l’ultimo studente, non sarà più utilizzata per l’isolamento volontario di nuovi eventuali soggetti di ritorno dalla Cina: «Premesso che a Sardagna andavano soltanto coloro che altrimenti avrebbero dovuto dormire all’interno di studentati e che di gran lunga si preferisce che l’isolamento avvenga all’interno delle abitazioni private — afferma Ruscitti — il presidente Fugatti ha chiesto a noi e alla
Protezione civile di valutare altre opzioni, diverse dall’hotel Panorama di Sardagna. Stiamo valutando alcune strutture, ma speriamo che non debbano servire».
L’ipotesi di predisporre l’ex centro faunistico delle Viote «è solo una delle alternative», ma
non la più indicata: «Si tratta di un edificio enorme che non avrebbe senso allestire per poche unità. Lo teniamo in considerazione ma stiamo valutando altri luoghi». Che però Ruscitti non anticipa, «anche per non creare apprensione in altre parti del Trentino».
Un’apprensione che sarebbe comunque ingiustificata perché fino ad ora nessuna delle persone in isolamento ha manifestato i sintomi del contagio: «Stanno tutti bene», assicura infatti il dirigente. Apprensioni ben più fondate sono quelle degli imprenditori trentini che hanno rami delle proprie aziende attivi in Cina, come Enrico Zobele e Giulio Bonazzi: «Sembrava dovessi aprire gli stabilimenti a giorni — spiega il primo — ma sembra di capire che si va alla settimana prossima. «All’esplosione dell’epidemia i dipendenti erano in ferie per le vacanze legate al Capodanno cinese e non hanno più potuto rientrare in azienda — spiega il patron della Zobele Group — ma vediamo cosa succede, perché qui le notizie arrivano di ora in ora. Spero di ricominciare dal prossimo lunedì».
Bonazzi è stato più fortunato, il suo stabilimento in Cina non è fermo, ma seppur a ritmi ridotti è tuttora in funzione: «La mia fortuna — spiega il presidente del gruppo Aquafil
Zobele Sembrava che potessimo riaprire in questi giorni, ma non è stato così. Forse ripartiamo lunedì
— è stata quella di aver mantenuto attiva metà della forza lavoro durante il periodo delle festività. Questi lavoratori, che non hanno lasciato la città, possono continuare a lavorare, anche se le misure di sicurezza richieste sono elevatissime». Tra le misure il controllo della temperatura degli operai all’ingresso e all’uscita della fabbrica e durante i turni, l’obbligo di mantenere due metri e mezzo di distanza tra le persone all’interno dello stabilimento e di indossare la mascherina: «Regole che se non vengono rispettate — spiega Bonazzi — si pagano multe salatissime e si rischia il blocco dello stabilimento». Anche per lui, la piena attività tarderà di qualche settimana: «Ho operai ancora in quarantena, di ritorno dalle zone di contagio, altri che sono bloccati nelle zone colpite dall’epidemia con l’obbligo di fermo. Ma non solo perché se in un palazzo si scopre un caso di infezione, l’operaio che ci abita è obbligato a un nuovo periodo di quarantena».
La mancata produzione significa una conseguente perdita di fatturato: «Posso dire che da parte del governo cinese c’è una grande attenzione a questo aspetto e sono già state varate alcune misure per aiutare le imprese attraverso un’immissione di liquidità e agevolazioni fiscali e contributive».