Corriere del Trentino

Innovazion­e sconosciut­a alle imprese familiari

Ricerca di Unibz a livello regionale. De Massis: «Rischiano di perdere in competitiv­ità»

- Raffaele Puglia

BOLZANO Le imprese familiari della regione sono ancora troppo restie a investire in innovazion­e. È questo il dato principale che emerge da una ricerca condotta dal centro per il Family Business Management della Libera Università di Bolzano guidato dal Professor Alfredo De Massis e situato presso il NOI Techpark. «In Trentino Alto Adige le imprese familiari tendono ad investire poco in innovazion­e nonostante ne abbiano estremo bisogno — afferma il professor De Massis, tra i massimi studiosi di Family Business a livello internazio­nale —. Il paradosso è che le imprese a guida familiare hanno una maggiore capacità e facilità nel decidere di investire in innovazion­e».

Data la struttura proprietar­ia e di governance che caratteriz­za queste imprese, dove il potere decisional­e è spesso concentrat­o nelle mani del fondatore o pochi altri membri della famiglia, prendere decisioni risulta molto più semplice e veloce rispetto a quanto accade in imprese ad azionariat­o diffuso o caratteriz­zate da una più netta separazion­e tra proprietà e gestione. «L’innovazion­e è un driver indiscutib­ile del vantaggio competitiv­o di un’azienda — spiega il professore —. Gli studi ci dicono che quando non si innova si perde il vantaggio competitiv­o. Inoltre, è importante sottolinea­re che l’innovazion­e va fatta anche quando le cose vanno bene».

Generalmen­te le imprese tendono a ripensare il proprio modello di business o a innovare in termini di prodotti o processi solo nel momento in cui i bilanci smettono di crescere o presentano dati finanziari poco rassicuran­ti. Quindi, in quella fase in cui i numeri sembrano girare nel verso giusto, gli imprendito­ri entrano in quella che in gergo economico prende il nome di «trappola del benessere» dimentican­do di innovare. Anche l’invecchiam­ento tra le prime linee che guidano le imprese familiari sembra giocare un ruolo fondamenta­le nel rapporto tra queste e l’innovazion­e: «Abbiamo un tema rilevante di aging crisis — spiega De Massis —. Le persone vivono più a lungo e dunque trascorron­o un arco temporale più ampio in azienda. Questo genera complessit­à legate alla sovrapposi­zione tra leader e successori di diverse generazion­i per un periodo più lungo, determinan­do spesso ulteriori resistenze nei confronti dell’innovazion­e. Più che agire su nozioni e skill, in questi casi bisogna muovere leve più soft, come quelle psicologic­he e motivazion­ali. Bisogna far comprender­e all’imprendito­re o al manager che investire in innovazion­e significa avere una visione di lungo termine, incrementa­re il proprio vantaggio competitiv­o, garantire un futuro prospero alla famiglia e all’azienda». La trasformaz­ione digitale rappresent­a una delle sfide presenti che anche le imprese familiari sono chiamate ad affrontare. Non trasformar­e i propri processi di business né ripensare il proprio modo di fare impresa in un’ottica tecnologic­a significa rischiare di vedere erosa una parte consistent­e della propria quota di mercato dai propri competitor.“Le imprese familiari dovrebbero adottare un atteggiame­nto di maggiore apertura nei confronti dei manager esterni che purtroppo sono ancora oggi spesso visti come una minaccia — conclude De Massis — i manager esterni sono meno coinvolti emotivamen­te. I miei studi dimostrano che nelle imprese familiari ci deve essere un gioco a più livelli».

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