Corriere del Trentino

LA SOCIETÀ CIVILE E IL METODO KAPLA

Quattro pilastri da cui partire

- Di Federico Zappini *

porale speriamo più lunga e ambiziosa, ci si vorrà dare per il governo della città capoluogo di Provincia e, contestual­mente, del territorio che la circonda. Ci sveglierem­o una mattina con il nome (a mio modo di vedere non decisivo, almeno in prima battuta) del candidato sindaco e con la definizion­e dei contorni della sarà coalizione di centro-sinistra.

In attesa serve quindi praticare il pensiero laterale, lì dove la via maestra risulti ostruita. Non è un caso che negli ultimi giorni abbia letto con interesse un vecchio articolo di Giancarlo Sciascia, un editoriale di Mauro Magatti, un pensiero di Michele Kettmajer e l’ultima pubblicazi­one di Riccardo Mazzeo, trovando in essi più di un punto di contatto. A sperimenta­re l’idea di una Politica P2P (inclusiva e dialogica, aumentata e abilitante) ci invitava il primo, fin dal 2013. In tempi non sospetti. A rimettere al centro dell’azione politica la persona — per dare vita a una socialità capillare e quotidiana, contro l’individual­ismo di questo tempo — guarda il secondo, anche lui non da oggi. E se Michele Kettmajer tenta di approfondi­re il rapporto tra passato, presente e futuro in nome di una più consapevol­e predisposi­zione a un avvento che dobbiamo impegnarci a pratigiorn­o per giorno, nella pubblicazi­one di Mazzeo si va alla ricerca delle tecniche del rammendo delle nostre esistenze sfrangiate, tanto individual­i quanto collettive. Una serie di spunti che descrivono l’impegno del farsi artigiani rammendato­ri, pazienti tessitori di alleanze, federatori per la coesione sociale. Tenere insieme quindi. Ridare forma al vortex temporum dentro il quale troviamo a stento l’equilibrio. Chi vuole occuparsi di politica (e di base della vita concreta su questo pianeta, in questa epoca) dovrebbe avere chiara questa missione ricomposit­iva, agendo di conseguenz­a.

Qualche giorno fa una piccola esperienza è stata per me illuminant­e da questo punto di vista. Per chi non li conoscesse i Kapla sono barrette in legno lunghe 11,7 centimetri, larghe 2,34 e spesse 0,78. Inventati nel 1987 in Olanda abituano alla costruzion­e senza l’aiuto di incastri e l’uso di colle. Solo gravità e attrito a garantire connession­i stabili, capacità di reagire agli errori e alle imperfezio­ni. La perfetta metafora di ciò che dovrebbe essere una comunità vitale, ecosistema creativo pronta a mettere a valore le specificit­à di ognuno (mattoncino su mattoncino...) e polifonia curativa capace di farsi carico di eventuali difficoltà o tensioni all’interno del proprio tessuto connettivo.

Ho visto un gruppo di cinque bambine tra i sette e i dieci anni costruire spalla a spalla un’ardita architettu­ra circolare. Quattordic­i piani snelli e leggeri, eppure stabili. Una sorta di Colosseo. Tutto attorno decine di opere simili che durante la giornata altri giovanissi­mi hanno realizzato, muovendosi con abilità grazie a un linguaggio condiviso e alla sperimenta­zione di una crescente autonomia rispetto agli adulti presenti, «incaricati» di offrire loro uno spunto — le fondamenta, il livello 0, il linguaggio di cui prima accennavo — da cui lasciar muovere l’abilità dei giovani costruttor­i.

Questo è il metodo che una politica moderna e coraggiosa dovrebbe mettere in campo, dentro una campagna elettorale che deve emozionare, per innescare una pratica partecipat­iva che accenda il desiderio di guardare all’unisono con gli occhi del futuro. Abilitare, come condizione fondamenta­le per prendere parte. Dialogare per conoscere e conoscersi. Immaginare per progettare e contribuir­e, cooperando. Per creare senso comune e terreni condivisi di azione. Fare Politica, per dare coralità alle tante sfumature che ci compongo

Tono minore Le elezioni che indicheran­no il prossimo sindaco di Trento si avvicinano senza la vitalità che ci si aspettereb­be da una scadenza così importante

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