Fugatti gelido sul Catullo Preoccupazione a Verona
Domani è in programma l’assemblea di Aerogest, la società partecipata da Comune, Provincia e Camera di Commercio di Verona, e Provincia di Trento, che detiene il pacchetto di maggioranza (47%) del Catullo. Una riunione da tempo in calendario, per l’approvazione del bilancio, ma che assume un peso diverso dopo l’uscita del neopresidente trentino, il leghista Maurizio Fugatti. «Vogliamo capire se c’è un ritorno per il Trentino, se i turisti che sbarcano a Verona poi vengono da noi. La partecipazione non è in discussione, ma soldi al buio non ne diamo», ha dichiarato, a proposito di un possibile aumento di capitale del Catullo per finanziare il piano di investimenti, per cui il suo predecessore Ugo Rossi aveva dato una disponibilità di 5 milioni di euro. Parole, quelle di Fugatti, che a Verona sono state lette con preoccupazione, perché la prospettiva di un fronte dei soci pubblici che si incrina può spianare la strada al disegno di cui Enrico Marchi, il patron di Save che ha il 40% del Catullo, non ha mai fatto mistero: salire di quota e conquistare la maggioranza assoluta dello scalo veronese, nell’ottica di un’integrazione ancora più stretta in un sistema aeroportuale del Nordest dominato dal Marco Polo di Venezia. Il sindaco di Verona, Federico Sboarina, si è così premurato di chiamare subito ieri Fugatti, per un primo confronto sul tema. Il presidente trentino gli ha ribadito la sua posizione, unita alla constatazione che dalle rilevazioni in suo possesso la maggior parte dei turisti in Trentino si servono di Orio al Serio, e non del Catullo. L’aeroporto veronese sta tornando a crescere in modo sostenuto, tanto che quest’anno dovrebbe raggiungere i 3,5 milioni di passeggeri trasportati. E anche i conti sono in netto miglioramento, anche se sul bilancio 2018 peserà l’ennesimo profondo rosso dello scalo di Brescia-Montichiari e la posta straordinaria dovuta alla chiusura di un vecchio contenzioso milionario con Enac. Pesa però il piano di investimenti, con la nuova aerostazione da 60 milioni. In caso occorresse un aumento di capitale, è evidente che se alcuni soci decidessero di non sottoscrivere la propria quota, Save potrebbe più facilmente realizzare il suo disegno. In passato Gilmozzi si era schierato pro-Marchi.