DALLA PARTE DEL CITTADINO
ROVERETO
Un docente garbato
Il 2018, all’ITT «Marconi» di Rovereto, verrà ricordato con mestizia: in gennaio è venuto a mancare Agostino Trainotti, in giugno è morto Luciano Fedrizzi, stimati docenti che nella scuola di Sant’Ilario hanno profuso importanti energie in un non lontano passato. Il professore è una figura non sempre capita dagli studenti: per il ruolo che ricopre e per l’età. Gli alunni sono più inclini a scontrarsi con l’autorità che rappresenta piuttosto che ad amarlo. Questo luogo comune va certamente capovolto per il collega Marco Brunetti, che è venuto a mancare venerdì 21 settembre. Brunetti sapeva stimolare le domande ed era misurato nelle risposte. La cifra della sua didattica era senza ombra di dubbio caratterizzata dalla curiosità e dalla ricerca della verità. Marco Brunetti era nato a Firenze il 6 settembre 1957. Dopo aver frequentato il liceo classico, aveva conseguito la laurea in Fisica. Iniziò la carriera di insegnante a Siena. Poi chiese il trasferimento a Rovereto. Brunetti (marito sensibile e padre affettuoso) era una persona colta, mite, ironica, amante dell’arte, della buona cucina e degli
scacchi. È stato docente di Elettronica per molti anni al «Marconi»: era stimato da tutti, non solo dagli studenti. Ancora rammento gli interventi di Brunetti durante le riunioni collegiali: lucidi, equilibrati,
costruttivi. Nell’ultima parte della sua breve vita, Marco ha dovuto affrontare un passaggio particolarmente difficile, quello della malattia, una malattia che gli ha tolto le forze ma non lo stile — sempre garbato
— che lo contrassegnava: parecchie volte, durante la scorsa estate, sono andato a trovarlo e mai l’ho sentito lamentarsi, mai l’ho sentito proferire imprecazioni contro un destino impietoso e ineluttabile.
Ciao Marco, un grazie — forte e chiaro — dal preside, professor Giuseppe Rizza, e da tutto il personale del «Marconi», istituto che hai contribuito a far crescere.
Carlo Andreatta, ROVERETO