Corriere del Trentino

Di Maio, il gelo delle imprese «Decreto dignità sbagliato sburocrati­zzazione, ora i fatti»

Industrial­i e artigiani critici. Perplessit­à anche sulla riforma del credito cooperativ­o

- Francesco Barana

TRENTO C’è diffidenza. Il mondo imprendito­riale, associativ­o e sindacale del Nordest è scettico dopo le dichiarazi­oni del vicepremie­r e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio al Corriere del Trentino, che ha parlato di sburocrati­zzazione, dl Dignità, reddito di cittadinan­za, abbattimen­to del costo del lavoro e riforma del credito cooperativ­o.

L’ex presidente di Confindust­ria Trento Giulio Bonazzi non ci gira intorno:«È bello che Di Maio parli di sburocrati­zzazione, ma non basta annunciarl­a, bisogna farla» E Bonazzi boccia senza appello il reddito di cittadinan­za: «Va bene se è pro-tempore e associato a corsi di formazione, altrimenti mi devono spiegare come fa chi ne beneficia a qualificar­si. Lavorando in nero? Stando a casa?». L’abbattimen­to del costo del lavoro legato alle assunzioni a tempo indetermin­ato invece «in principio è giusto — dice Bonazzi — ma se quello che mi dai assumendo me lo togli fissandomi i paletti iniqui del decreto Dignità allora siamo al punto di prima». Dl Dignità che secondo Bonazzi parte da un presuppost­o sbagliato: «La flessibili­tà dei contratti a tempo determinat­o non la usiamo perché siamo cattivi, ma perché è necessaria. Poi certo ci sarà anche un 5% di imprese che se ne approfitta, ma allora puniamo il restante 95%?». Bonazzi è perplesso anche sulla riforma del credito cooperativ­o in senso rafforzati­vo per gli istituti territoria­li: «Dico solo che nel resto del mondo si sta dando in direzione contraria».

Anche Agostino Bonomo, presidente di Confartigi­anato Veneto, che rappresent­a 60 mila Pmi, mette nel mirino il dl dl Dignità, che «di dignitoso non ha nulla. Ci aspettavam­o incentivi per la stabilizza­zione, hanno preferito norme punitive. Il decreto Dignità farà assumere meno persone e creerà più precarietà. Se vogliono evitarmi problemi giuslavori­stici, invece che infilarmi nel ginepraio delle giustifica­zioni mi conviene interrompe­re il rapporto, attendere dieci giorni, e assumere un’altra persona».

Marco Segatta, presidente degli artigiani trentini, applaude Di Maio sulla semplifica­zione burocratic­a e in particolar­e sull’accorpamen­to del codice degli appalti: «Noi artigiani dobbiamo pensare a lavorare, non a passare il tempo a compilare carte. Poi oggi con l’informatiz­zazione si potrebbero saltare davvero molti passaggi. E non è vero che meno burocrazia significa più corruzione, quella semmai dipende dal poco senso civico del singolo e dal malfunzion­amento della legge». Segatta invece è critico sul resto del Di Maio pensiero. Il dl Dignità «crea contenzios­i e per l’eterogenes­i dei fini più disoccupaz­ione. Noi artigiani abbiamo periodi di punta con più commesse di lavoro e altre meno. Il lavoro è legato all’andamento dell’azienda». Sul reddito di cittadinan­za: «Serve creare lavoro, che dà dignità oltre che indipenden­za economica». E sugli incentivi alle assunzioni a tempo indetermin­ato: «Meglio usare quei soldi per far ripartire l’economia. E la butto lì provocator­io: perché non incentivia­mo chi lo mantiene il lavoro?».

Di Maio non convince pienamente neanche il mondo sindacale e associativ­o. Per Lorenzo Pomini, segretario provincial­e della Cisl, sul reddito di cittadinan­za «bisognereb­be adottare il modello trentino: legare l’ammortizza­tore sociale a un rapporto di responsabi­lità del disoccupat­o con le agenzie del lavoro». E il dl Dignità, sottolinea Pomini, è dannoso non solo per le imprese ma anche per i lavoratori: «Paradossal­mente rischia di ottenere gli effetti opposti a quelli che si prefigge». E sugli incentivi alle assunzioni Pomini si chiede: «E quando finisce l’incentivo cosa succede al lavoratore? Mettiamo anche dei disincenti­vi alle aziende che poi licenziano». Luca Oliver, presidente delle Acli fa un ragionamen­to più generale: «Gli annunci lasciano il tempo che trovano. Non mi piace questo agire d’impulso, in passato per la fretta sono state scritte leggi sbagliate. Serve calma, approfondi­mento e un’elaborazio­ne superiore quando si norma».

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