LA MINIERA HA PERSO LE PEPITE
Il patto per la montagna avrà successo soltanto nel caso che si riesca a trovare se non un vero accordo almeno una pacificazione tra tutte le parti coinvolte: enti locali, imprenditori, ambientalisti, commercianti e, naturalmente, turisti. E il consenso davvero generale che ha raccolto la neoministra per gli Affari Regionali, Erika Stefani, con il suo progetto di un tavolo comune da tenersi a settembre sul tema è, in un certo senso, la riprova che i molti attori coinvolti si rendono conto di una simile necessità. Che la montagna non possa continuare a essere usata come, in crescendo, è stato fatto negli ultimi quaranta, cinquant’anni, sembra chiaro. Ed è altamente rivelatorio il fatto che, in proposito, da un pezzo e con tutta tranquillità sia entrato nel linguaggio comune il termine «sfruttamento», come se la montagna fosse una miniera da scavare con qualsiasi macchinario pur di arrivare a raggranellare pepite: pepite che, si sa, prima o poi finiscono lasciando tristi caverne vuote e abbandonate. Troppi alberghi, troppi turisti, troppe automobili, troppi impianti di risalita (nonché il troppo rumore) non possono che trasformare alla lunga un incantevole sito naturale in un luogo che non viene più voglia di frequentare. Basti pensare, sia pure in tutt’altro contesto, a quel che succede, per esempio, a Venezia di cui i giornali stranieri ormai caldamente sconsigliano la visita, soffocata com’è dalla folla.
Una folla che la percorre incessante, arrivata via terra sui torpedoni e via mare sulle navi da crociera mostruosamente alte. Anche nel caso della città lagunare servirebbe un’unità di intenti; o sarebbe servita, viste le condizioni in cui si trova adesso. Uno dei punti di cui si tratterà agli stati generali della montagna sarà naturalmente la modalità d’uso degli straordinari valichi dolomitici, vista anche la contestazione toccata, da parte degli esercenti, alla decisione delle province di Trento e Bolzano di limitare il traffico sul passo Sella che, fino a ieri era percorso nella bella stagione e in entrambe le direzioni da un incessante fiume di macchine. Calo del 40% del giro d’affari hanno denunciato gli operatori turistici. Normale che succeda, ma probabilmente è altrettanto normale che la ripresa comunque arrivi. Viene infatti da pensare alle zone pedonali realizzate nei centri storici di molte città: alla iniziale desertificazione — con molto comprensibili grida di dolore dei commercianti — è seguito presto il pieno di pedoni, resisi conto che lo shopping è praticabile anche senza automobile.