I PATTI SONO SACRI IL COMUNE LO SA?
La vicenda degli spazi dell’ex-Cte — un piccolo fazzoletto di terra stretto tra università, ferrovia, cimitero e le Albere — sembra una controversia minore. Al contrario è un problema importante, forse addirittura cruciale. Non riguarda l’università di Trento, che rischia di ritrovarsi cornuta e mazziata, senza alcuna colpa. Ma l’intera città, che perderà un’operazione urbanistica intelligente e necessaria. E pure la politica locale, che avrà dimostrato ancora una volta la propria sudditanza a interessi micragnosi, nonché la fiducia nelle istituzioni, che inevitabilmente soffre quando accordi firmati con tutti i crismi vengono semplicemente ignorati.
L’accordo prevede la creazione di un corridoio culturale capace di legare il centro città con il Muse e la biblioteca universitaria (Buc). Invece di due mondi vicini (ma percepiti urbanisticamente come separati) una brevissima passeggiata attraverso uno spazio (oggi desolato per quasi tutto l’anno) reso finalmente vivo e gradevole dalla costruzione di una mensa e delle sale studio da lungo tempo necessarie. Un’operazione utile e a basso costo, una ricucitura urbana da manuale. Si procede sulla base di un accordo regolarmente sottoscritto, con tanto di scadenze precise. Su questa base, l’Università e la Provincia prendono decisioni impegnative e costose. Quando si arriva al Comune di Trento, tutto si ferma.
Il fatto è che persino le scelte intelligenti producono qualche scontento. Alcuni commercianti temono di perdere clienti quando la nuova mensa non costringerà più centinaia di studenti a mangiare nelle aule la schiscetta portata da casa. Alcuni temono di perdere il parcheggio. C’è chi vuole che l’ente fieristico di Trento — ente dal passato non proprio glorioso e dal futuro piuttosto modesto — resti pervicacemente dov’è. Che gli esseri umani odino traslocare è noto. Che ciò sia sufficiente a fare carta straccia di un accordo firmato è invece un’interpretazione del Comune di Trento.
E qui arriviamo al punto più sconcertante. C’è un elemento che è alla base di tutte le iniziative collettive, la colla di qualunque azione in comune. Si chiama fiducia reciproca. Si chieda a qualunque saggio di ieri e di oggi, di Cognola o del quadrante Delta, quale sia la base di questa fiducia. Su un punto tutti saranno d’accordo: il rispetto dei patti sottoscritti. Se oggi la vittima è l’università, domani potrebbe essere un altro. Qualunque interlocutore, anzi, qualunque cittadino farebbe bene a chiedersi se la prossima volta la campana non potrebbe suonare per lui.