Stretta sui crediti Allarme Ccb Cna preoccupata per le imprese
Allarme di Federcasse e Ccb. Cna: ripercussioni sulle Pmi
TRENTO La stretta sui crediti deteriorati chiesta dalla Banca centrale europea desta preoccupazioni a tutti i livelli. Il credito cooperativo nazionale esprime «forte contrarietà» e paventa il ritorno di un nuovo credit crunch. Per il Trentino Giorgio Fracalossi, presidente di Cassa centrale banca si dice «preoccupato» soprattutto per la tempistica imposta. Per gli artigiani della Cna la decisione avrà «pesanti ripercussioni anche sulle Pmi locali».
L’attenzione è puntata sulle norme contenute nell’addendum della Bce, messo in consultazione il 4 ottobre, relativo alle linee guida sui «Non performing loans» (Npl, credito deteriorato) delle banche europee significant. Linee guida che, se non saranno modificate, imporranno già dal 2018 alle banche di coprire, dopo due anni, con accantonamenti al 100% i nuovi crediti classificati come non performing non garantiti e dopo sette anni quelli garantiti.
La nota ufficiale è in questi termini: «Confcooperative (la maggiore centrale di rappresentanza del movimento cooperativo italiano, con 19 mila imprese associate, 528 mila occupati e oltre 3,3 milioni di soci) ed il Credito Cooperativo (oggi un sistema di 300 banche locali cooperative e mutualistiche — Bcc e Casse Rurali — alle prese con un delicato e complesso percorso di riforma che porterà, a regime, alla loro integrazione in Gruppi Bancari Cooperativi sottoposti alla vigilanza Bce, con oltre 4200 sportelli e 1 milione e 260 mila soci) ritengono che una simile ipotesi darebbe un colpo mortale alle fragili gambe di una ripresa che inizia a consolidarsi dopo anni di enormi sacrifici del sistema economico, sociale, imprenditoriale e bancario italiano».
Durissimo Augusto Dell’Erba, presidente di Federcasse: «Stigmatizziamo nel merito e nel metodo la nuova procedura di consultazione avviata dalla Bce sugli Npl, materia peraltro già inquadrata nelle linee guida diffuse dalla Banca Centrale Europea appena lo scorso mese di marzo». «Norme che, se pur ispirate ad un obiettivo condivisibile, non tengono conto della complessità dei sistemi economici continentali, come anche delle oggettive difficoltà che, ad esempio nel nostro Paese, si hanno nella tempistica di escussione delle garanzie sui deteriorati. Basti pensare che in Italia la media per concludere una procedura fallimentare è di 7,8 anni» . «Chiediamo da tempo — prosegue dell’Erba — che le normative bancarie europee siano ispirate a criteri di proporzionalità, che distinguano la tipologia degli intermediari e le condizioni nei quali si trovano ad operare. Per questo auspichiamo una revisione delle linee guida quanto meno sul tema della retroattività. Se confermata sarebbe inaccettabile ed economicamente insostenibile».
Fracalossi ricorda che nel recente convegno di Milano, «davanti alla Banca d’Italia abbiamo chiesto tempo per mettere a posto il tema Npl».
Claudio Corrarati, presidente Cna, aggiunge: «Si tratta di disposizioni che, a causa dei maggiori accantonamenti richiesti alle banche, anche in regione, rischiano di penalizzare ancora le micro, piccole, medie e grandi imprese di tutti i settori, che vedrebbero salire il costo del credito e ridursi la disponibilità di finanziamenti. Per questo con a Rete imprese Italia faremo pressing sulla Bce».